il ministro a lampedusa

Migranti, il piano di Piantedosi per l'emergenza: centri, Ong, rimpatri

Dario Martini

 Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, in visita ieri a Lampedusa, ha annunciato un piano per contrastare l’emergenza immigrazione. «Confidiamo che a breve riusciremo ad assicurare una gestione più ordinata dei flussi», ha detto. Ma in cosa consiste questo piano? Il Tempo è in grado di anticiparne i contenuti che si muovono su tre direttrici: una migliore accoglienza di chi arriva in Italia, un forte impulso ai rimpatri nei Paesi d’origine e un contrasto più efficace alle partenze di chi si imbarca per l’Italia.

 

Come ha specificato Piantedosi, «l’obiettivo è portare a compimento quello che si sta facendo anche a livello internazionale, ma allo stesso tempo lavoriamo per realizzare al più presto un piano per una gestione più ordinata, la fase acuta degli sbarchi non ci consente di perdere tempo. Quello del governo non è solo un piano per Lampedusa, ma un piano per una gestione più ordinata di quello che parte da Lampedusa.

Stiamo vivendo una fase epocale della crisi migratoria, con quello che c’è dietro. La grande sfida è riuscire ad affrontare una fase che è definibile come epocale». Rispetto al passato, oltre a Sicilia e Calabria, con rispettivamente 29.926 e 4.502 persone sbarcate dal primo gennaio al 24 aprile, si registrano anche 748 migranti arrivati in Puglia, 237 in Liguria, 219 in Campania, 201 in Abruzzo, 198 in Sardegna, 187 nel Lazio, 158 nelle Marche, 150 in Toscana e 84 in Emilia Romagna.

All’interno del quadro sopra delineato, il piano prevede altre azioni mirate nei confronti dei Paesi africani. Il governo vuole rilanciare il «dialogo strategico» con le autorità tunisine, anche con il coin volgimento della Commissione europea. Si conta di raggiungere intese anche con le autorità libiche, in particolare con quelle che controllano la Cirenaica, governata dal generale Haftar, da cui si registra un incremento degli arrivi per rafforzare azioni di prevenzione delle partenze. Inoltre, si punta a sviluppare accordi con gli altri Paesi terzi di provenienza dei migranti per fermare le partenze. Gli Stati in questione, oltre alla Libia (15.515 migranti partiti verso l’Italia da gennaio ad oggi), sono la Tunisia, che con 19.949 persone salpate da suo porti è attualmente il principale luogo di partenza, la Turchia (947) e l’Algeria (199).

 

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Capitolo spinoso è quello dei rimpatri. I primi Paesi africani con cui il governo intende dare una concreta realizzazione alle intese per favorire i viaggi di ritorno dei migranti irregolari sono Tunisia, Costa d’Avorio, Egitto e Gambia, ma anche Niger, Guinea, Mali, Burkina Faso, Camerun, Bangladesh e Pakistan.

 

Ma non finisce qui. Ulteriore obiettivo è il rafforzamento dei rimpatri dai Paesi terzi di transito a quelli di origine, attraverso il coinvolgimento di Unhcr (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) e Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni). Si tratta dei cosiddetti rimpatri volontari assistiti, per cui potrebbe anche essere introdotto un incentivo economico, probabilmente attorno ai 500 euro, affinché aderisca il maggior numero di persone.

ROTTA BALCANICA
Infine, particolare attenzione sarà rivolta alla rotta balcanica, intensificando la collaborazione con le autorità slovene e croate, per ridurre gli ingressi in Italia anche da questo fronte.