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Case green, la direttiva dell'Europa costa 60 miliardi l'anno

Edoardo Romagnoli
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Il Parlamento europeo approva la direttiva «case green» per l’efficientamento energetico di tutti gli edifici in Europa, una stangata che potrebbe costare all’Italia fra i 40 e i 60 miliardi di euro l’anno. Il via libera è arrivato con 343 voti favorevoli, 216 voti contrari e 78 astenuti, Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia hanno votato contro. Il testo dovrà essere ora negoziato con il Consiglio. Ma cosa dice la direttiva e cosa potrebbe comportare per l’Italia? La versione approvata prevede che tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2028. Per i nuovi edifici occupati, gestiti o di proprietà delle autorità pubbliche la scadenza è fissata al 2026.

 

Tutti i nuovi edifici per cui sarà tecnicamente ed economicamente possibile dovranno inoltre dotarsi di tecnologie solari entro il 2028, mentre per gli edifici residenziali sottoposti a ristrutturazioni importanti la data limite è il 2032. Gli edifici residenziali dovranno raggiungere, come minimo, la classe di prestazione energetica E entro il 2030, D entro il 2033 per arrivare a emissioni 0 nel 2050. Per gli edifici non residenziali e quelli pubblici il raggiungimento delle stesse classi dovrà avvenire rispettivamente la E entro il 2027 e la D entro il 2030. Una stretta sugli edifici motivata dal fatto che, secondo la Commissione europea, gli edifici del «vecchio continente» sono responsabili del 40% del consumo energetico e del 36% delle emissioni di gas a effetto serra. Ci sono però degli edifici che sono esclusi: le abitazioni unifamiliari di superficie inferiore a 50 metri quadri, le seconde case utilizzate meno di quattro mesi l’anno, gli edifici nei centri storici, gli edifici vincolati dai Beni Culturali, chiese e gli altri edifici di culto, edifici di proprietà delle Forze armate o del Governo centrale e destinati a scopi di difesa nazionale.

 

Nel frattempo il voto della direttiva europea ha scatenato l’ira dell’esecutivo. Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei deputati, ha dichiarato: «L’efficientamento energetico votato dal Parlamento europeo altro non è che una patrimoniale nascosta alla quale ci opporremo con determinazione per tutelare la sacralità della casa». Il vice presidente del Senato Maurizio Gasparri, Forza Italia, ha definito il testo approvato a Strasburgo come «carta straccia». Poi ha continuato: «Bisogna contenere i consumi energetici ed adeguare il patrimonio edilizio. Ma lo faremo in Italia con una buona legge sulla rigenerazione urbana. Non con direttive cervellotiche che per noi valgono meno di zero. L’Europa deve aiutare i suoi popoli, non aggredire le case degli europei. Chi ha votato questa risoluzione sappia che in Italia, in queste modalità, non sarà mai e poi mai applicata». Anche Matteo Salvini è intervenuto sulla questione: «Un’altra direttiva sulla testa e sul portafoglio di 8 milioni di famiglie italiane, una mazzata economica in un momento di grande difficoltà per tanti». La direttiva comprende più di 2 milioni di edifici, il 15% del patrimonio italiano, che per essere ammodernati da qui al 2033 avrebbero bisogno di 200 mila interventi annui che, secondo l’Associazione nazionale costruttori edili costerebbero dai 40 ai 60 miliardi di euro l’anno. Una vera e propria stangata. 

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