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Affittopoli in Vaticano, operazioni sotto il Cupolone

Luigi Bisignani
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Caro direttore, San Pietro ne ha viste tante in duemila anni, ma osservare Santa Marta, dove alloggia il suo successore pro tempore, diventare una sorta di agenzia immobiliare e una succursale dell’Aci questo proprio non se lo aspettava. E si sussurra che in questi giorni le chat di Signal, applicazione utilizzata da un gran numero di Cardinali perché ritenuta più sicura, siano un susseguirsi di manifestazioni di sgomento e protesta per le nuove disposizioni. Nel giro di pochi giorni Francesco si è cimentato in tre azioni che confermano la stretta che sta imprimendo alle questioni economico finanziarie vaticane. La prima: ha messo l’intero patrimonio immobiliare ecclesiastico di Roma e del globo terracqueo - per dirla alla Meloni - nelle mani dell’economista Maximino Caballero Ledo. La seconda: affidando quello finanziario nelle mani di Gian Franco Mammì, il direttore generale dello Ior, burocrate di lungo corso nel Torrione di papa Niccolò V, sede della banca vaticana. E la terza: gran finale, si è occupato anche di targhe automobilistiche, togliendo l’ambitissima CD-Corpo Diplomatico ai cardinali ultra 75enni senza più incarichi operativi, con i poveri porporati che si sono ritrovati declassati alla ben più modesta targa SCV. Con uno schiocco di dita, in un documento reso pubblico anziché all’interno del bollettino della sala stampa della Santa Sede mediante l’affissione alle porte di Santa Marta, ha abolito «qualsiasi disposizione per l'uso di alloggi gratuiti o vantaggiosi per cardinali, capi dicastero, presidenti, segretari, sottosegretari, dirigenti e assimilati».

Sebbene l’affissione delle "grida" alle porte del palazzo vescovile fosse una consuetudine legale nel medioevo giuridico, pare che con questa resuscitata messa al bando, gli "economisti" che ispirano Papa Francesco pensino di aver compiuto un modernissimo sforzo per la centralizzazione dei beni della Santa Sede. La "modernità" arriva soprattutto con la norma che stabilisce che anche gli appartamenti siti nella, o di proprietà della Santa Sede possono essere locati solo al prezzo di mercato in vigore in Italia. Ebbene, i cardinali della Curia romana percepiscono un compenso compreso tra 4.500 e 5.500 euro al mese, un vescovo o un arcivescovo capo dicastero riceve tra i 3.000 e i 4.000 euro mensili, mentre un "prelato" superiore guadagna tra i 2.800 e i 3.000 euro. Coloro che abitano in Vaticano e adiacenze, hanno spesso appartamenti che superano i 300 mq, compresa solitamente una piccola Cappella per la messa, consuetudine vuole che finora le eventuali ristrutturazioni e manutenzioni, come le utenze, siano a loro carico. Ma ora che gli affitti verranno calcolati con i prezzi del mercato italiano, chi riuscirà a pagare il canone? E ancora, chi rimborserà i prelati delle spese sostenute per mantenere immobili e case spesso prese in locazione in pessime condizioni?

 

 

 

 

In base a queste nuove disposizioni, quanto dovranno pagare gli inquilini del Palazzo Apostolico (il Segretario di Stato, il sostituto e il segretario per i rapporti con gli Stati) per continuare a risiedere nei loro storici, e persino monumentali, appartamenti? In futuro, forse potrà "collaborare" al ministero del Vicario di Cristo solo chi gode di un’ottima posizione patrimoniale personale o familiare? Uno strumento che consentirà al Papa di fare ad nutum figli e figliastri, applicando tariffe insostenibili magari a cardinali non graditi come Müller. Si tratta perlopiù di appartamenti extraterritoriali, che non potrebbero essere affittati a privati cittadini, a meno che il Papa non preferisca mettere a disposizione l’attico con vista sulla Stazione di San Pietro al Jep Gambardella di turno o a qualche finanziere svizzero, magari relegando l’attuale occupante, il cardinale Re, in un monastero.

Avendo riunito tutti gli immobili sotto la gestione di una sola persona, il Papa ha creato una real estate vaticana da paura: l'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (Apsa) gestisce circa 2.400 appartamenti e 600 uffici e locali commerciali. Il valore complessivo degli immobili è stimato tra i 2 e i 3 miliardi di euro. Il 70% delle unità immobiliari dell’Apsa sono assegnate ai dipendenti con un canone generalmente inferiore del 40% rispetto al valore di mercato di zona. Il restante 30% degli appartamenti è locato a terzi che ne fanno richiesta ad un canone mensile inferiore del 15% rispetto al valore di mercato. L'altro Ente vaticano che gestisce il patrimonio immobiliare è la Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli: solo a Roma, il dicastero possiede circa 500 appartamenti in circa 60 edifici, gestiti finora in modo autonomo, ma a questi vanno aggiunti gli immobili che Propaganda Fide possiede in Europa, Americhe e persino in Estremo Oriente. A tutta questa massa immobiliare vanno anche addizionati i beni di proprietà e finora gestiti dal Vicariato di Roma, quelli dei Capitoli dei canonici, delle Basiliche Pontificie Vaticana, Lateranense e Liberiana, della Fabbrica di San Pietro e della Basilica di San Paolo fuori le mura. Nel frattempo, liberati gli uffici da quelli che prima vi operavano, un immobile di via Rustichelli è già stato affittato a una banca e ogni piano del palazzo di Via della Conciliazione 1 viene attualmente proposto in locazione sul libero mercato alla cifra di 30.000 euro mensili.

Ma un patrimonio così grande, gestito in modo quasi familiaristico, quanto resisterà agli appetiti dei grandi immobiliaristi e dei fondi internazionali? Anche perché il bilancio annuale - che lo Ior pubblica tra luglio e agosto- è previsto registrare un passivo di oltre 200 milioni di euro. Persino l’Obolo di San Pietro conosce una contrazione: la Curia Romana, che attinge all’Obolo per la sua funzione ordinaria, quest’anno è costata alle casse vaticane 65,3 milioni di euro mentre la raccolta si è fermata a 46,9 milioni di euro. Gian Franco Mammì, amico personale di lunga data del Papa, del quale dicono che sia riuscito a mandare a processo tutti quelli che ha incontrato sulla sua strada, cardinali compresi, dovrà stare molto attento a chi affitterà questi immobili con terrazze da “Grande Bellezza” con affaccio diretto su piazza San Pietro. Il commissariato di pubblica sicurezza ha già provveduto ad allertare il Ministero dell’Interno. Almeno ai tempi dell’attico con terrazza in uso al Segretario di Stato la segretezza era assicurata; chissà se anche durante questo periodo di quaresima, come accaduto lo scorso anno con il memorandum Demos di "pelliana memoria" molto critico su questo Pontificato, cominceranno a circolare altri documenti non proprio pro Papa. Forse i corvi non potranno più svolazzare indisturbati sugli attici come facevano un tempo, ma il Vaticano è grande e un posto dove deporre le proprie uova certamente non manca.
 

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