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L'Italia trova alleati sui migranti: otto Paesi Ue chiedono la riforma dell'asilo

Christian Campigli
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 Incredibile, ma vero, l'Europa scopre, in una gelida mattina di febbraio, che l'arrivo in massa di migranti provenienti dall'Africa è, a tutti gli effetti, un’emergenza continentale. E non solo italiana. Una criticità che va risolta al più presto. E non con belle parole e proposti tanto nobili, quanto irrealizzabili. Ma con regole precise e non sindacabili. Otto paesi dell’Unione Europea hanno chiesto ieri una riforma «innovativa» dell’asilo e una protezione delle frontiere più forte in vista del vertice Ue di domani e venerdì, con lo scopo di evitare «un’altra grave crisi migratoria.

L’attuale sistema di asilo sta fallendo ed è giunto il momento di mettere in atto una risposta innovativa», scrivono in una lettera Austria, Danimarca, Estonia, Grecia, Lettonia, Lituania, Malta e Slovacchia. Le otto nazioni sperano in «progressi tangibili» nel Consiglio Europeo straordinario di questa settimana. Di fronte all’aumento degli arrivi irregolari, i firmatari vogliono «rafforzare la protezione delle frontiere esterne, in particolare attraverso l’installazione di infrastrutture. Finché il sistema di asilo europeo e il suo bassissimo tasso di rimpatri costituiranno un fattore di attrazione, i cittadini di paesi terzi che non necessitano di protezione internazionale continueranno».

Tra i sottoscriventi, ci sono Paesi - quali l’Austria - che chiedono alla Commissione Europea di finanziare anche la costruzione di muri alle frontiere esterne. Richiesta finora sempre rimandata al mittente da Bruxelles. Per il periodo 2021-2027, l’Ue dispone di un bilancio di sei miliardi di euro, destinati alla protezione delle sue frontiere esterne. È questa la somma approvata dagli Stati membri. Non va dimenticato però che la Commissione ne aveva chiesti quasi il doppio, 11,4 miliardi per l'esattezza.
Gli autori della lettera desiderano anche «aumentare il numero di rimpatri rapidi, sviluppare nuove partnership con i Paesi di origine e rafforzare la comunicazione» per scoraggiare i candidati a viaggiare. Musica per le orecchie del governo italiano che, negli ultimi quindici anni, non ha mai trovato a Bruxelles una sponda politica per limitare gli sbarchi delle navi delle Ong. Un messaggio importante, che giunge il giorno dopo la telefonata tra Giorgia Meloni e Mark Rutte.

Il premier olandese, su Twitter, ha commentato con parole di apertura il confronto con la leader di Fratelli d'Italia. «È stato un piacere parlare al telefono con la mia omologa italiana, la premier Giorgia Meloni. I Paesi Bassi e l'Italia affrontano molte sfide condivise in aree come la migrazione e l'economia.Abbiamo concordato di lavorare insieme nei giorni a venire in vista del Consiglio europeo straordinario». Uno degli aspetti più significativi dell'iniziativa di questa insolita aggregazione, che unisce paesi europei, nordici, baltici, meridionali e centrali, è che non si insiste sulle cosiddette regole di Dublino. Il mantra secondo il quale le richieste di asilo debbano essere trattate solo nel primo paese di arrivo viene, di fatto, screditato. Al contrario, l’obiettivo di questa nuova alleanza è eliminare, alla radice, gli incentivi che spingono i migranti a raggiungere l’Europa, rimandandoli indietro più velocemente. Un assist no look alla Magic Johnson, che Giorgia Meloni dovrà trasformare domani in una spettacolare schiacciata.

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