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Ok al salvataggio di Mps. L'assemblea degli azionisti approva l'aumento di capitale

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Andrea Giacobino
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L'ennesimo salvataggio pubblico del Monte dei Paschi di Siena ha avuto semaforo verde. Ad accenderlo è stata ieri l'assemblea degli azionisti dell'istituto di Rocca Salimbeni convocata a Siena per deliberare sull'aumento di capitale di 2,5 miliardi di euro necessario per raddrizzare la banca oggi largamente controllata dal Ministero dell'Economia e delle Finanze col 64,2%. Alla fine i voti favorevoli sono stati pari al 99,6% delle azioni ammesse al voto, con soci contrari per il solo 0,4% delle azioni. Ma d'altra parte all'assise sono intervenuti 23 soggetti in proprio e 131 per delega, pari al 65,2% del capitale: ciò significa che vistala quota in mano pubblica erano presenti azionisti per solo l'1% circa del capitale.

Prima dell'aumento l'assemblea ha approvato, sempre con voto oltre il 99%, anche il raggruppamento delle azioni in rapporto di 100 a 1 e la riduzione del capitale per le perdite pregresse. Per l'amministratore delegato del Monte Luigi Lo vaglio quei 2,5 miliardi sono «necessari per garantire una adeguata patrimonializzazione della banca, consentendole di rispettare i requisiti fissati dalle varie autorità non solo domani ma anche in ottica prospettica perché vogliamo concentrarci sui clienti una volta messa a posto la casa».

Anche se la road map è tracciata, in assemblea l'a.d. ha preferito non dettagliare le modalità della ri capitalizzazione: «Le condizioni dell'aumento di capitale e quindi le grandezze connesse verranno comunicate al mercato in un momento prossimo all'avvio dell'operazione e certamente non oggi», ha precisato il banchiere che dopo il voto ha aggiunto «partiremo in ottobre, puntiamo a farlo in un'unica soluzione». Il capoazienda ha però escluso la possibilità di un rinvio dell'operazione in quanto «più di un terzo dei fondi» raccolti dai soci serviranno a finanziare le uscite volontarie a fronte di una legge che scade il 30 novembre e quindi i tempi sono brucianti e difficilmente, così stando le cose, il nuovo esecutivo che nascerà dal voto imminente potrà bloccare l'operazione. Dal 2023 «se questa operazione va in porto avremo 270 milioni di costi in meno e doteremo la banca di un risultato operativo in un'area confortevole al pari di altri competitor. L'operazione deve essere fatta entro il 30 novembre, da qui l'urgenza», ha aggiunto Lovaglio.

Semmai il nuovo governo sarà determinante per capire nel dopo -aumento se Mps dovrà continuare a restare una banca pubblica o se invece il Monte potrà vedere l'ingresso di un nuovo azionista forte privato. La ricapitalizzazione, definita ieri dal presidente della banca Patrizia Grieco «l'architrave su cui poggia il piano industriale 2022-2026», vedrà lo Stato garantirla pro quota e cioè per una cifra di 1,6 miliardi, mentre i restanti 900 milioni saranno da reperire sul mer cato e nei giorni scorsi si è parlato della disponibilità di partner commerciali della banca quali Anima e la compagnia assicurativa francese Axa a sottoscrivere una quota dell'aumento per un ammontare di almeno mezzo miliardo. A questo proposito Lovaglio si è mostrato molto ben disposto. «Guardiamo con interesse- ha detto- le opzioni di ingresso di investitori istituzionali, ivi inclusi i nostri partner industriali strategici». L'entrata degli istituzionali nel capitale della banca è auspicata anche nella logica di «dare una certa stabilità all'azionariato». L'eventuale ingresso «potrà avvenire alle medesime condizioni previste da altri investitori» ha concluso l'amministratore delegato di Mps aggiungendo che «l'eventuale revisione degli accordi con i partner strategici, oggi abbiamo Anima, Axa e Compass del gruppo Mediobanca, non potrà che avvenire nelle usuali logiche sottese a tali accordi, assicurando il perseguimento dell'interesse della banca».

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