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Lampedusa, assalto finale: oltre 200 sbarchi in un giorno. L'isola esplode

Pietro De Leo
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Di nuovo, nel pomeriggio inoltrato di ieri, arriva il l'aggiornamento: 9 sbarchi e 238 migranti giunti a Lampedusa nelle ultime ore, su imbarcazioni che comprendevano da un minimo di 14 a un massimo di 53 persone, in gran parte tunisini. Si vanno ad aggiungere ai 10 sbarchi di mercoledì, per 161 persone, portando l'hotspot nell'Isola a 600 ospiti, quasi il doppio di una capienza che si aggira sui 350 posti. Flussi continui e tragedie evitate di poco.

A largo dell'isola, per via del mare mosso e il sovraccarico si rovescia una barca con una quarantina di persone, tutti sudanesi ed eritrei. Intervengono la Guardia Costiera e una nave di Open Arms eli portano in salvo. Lampedusa è porta d'Europa, certo, ma anche simbolo, metafora, e approdo di un dramma.

Durante questa prima metà del mese di agosto, l'affollamento dell'hotspot supera più volte la soglia massima ad un livello astronomico, sino a picchi 1.500-1.600 migranti accolti, molti dei quali vengono trasferiti in altri centri, sempre in Italia. Gli effetti di tutto ciò si ripercuotono anche sugli operatori.

Di nuovo Lampedusa è il punto dolente di tutto questo. Le alte temperature e l'enorme afflusso creano condizioni igienico-sanitarie critiche, così come problematico è il contesto per gli operatori e Forze dell'Ordine.

Unarma, l'associazione sindacale dei carabinieri, ha dato conto di numerose testimonianze del modo in cui le divise affrontano le operazioni di soccorso e accoglienza, tra turni di lavoro massacranti e stress psicofisico. Molto dura anche una lettera aperta che «Libero Sindacato di Polizia» ha scritto al ministro dell'Interno Luciana Lamorgese: «Da quando lei è alla guida del Viminale - si legge - è sotto gli occhi di tutti che gli sbarchi di stranieri irregolari che approdano nei nostri porti sono aumentati e aumentano tutt' ora a dismisura». Certo è che, stando a guardare il cruscotto statistico del ministero dell'Interno, non siamo a neanche la metà di agosto e già gli arrivi in Italia sono a oltre 3.500, a fronte dei 10.200 dello scorso anno, ma in tutto l'arco del mese.

E se Lampedusa è approdo principale della rotta mediterranea centrale, con persone proveniente soprattutto dalla Tunisia e dall'Africa subsahriana, c'è anche la rotta ionica, percorsa da quanti lasciano il Pakistan e l'Afghanistan. All'inizio di agosto, per dire, la Guardia Costiera ha soccorso una barca a vela con 68 persone, probabilmente partita dalla Turchia, a largo di Isola Capo Rizzuto, in Calabria. Questo scenario descrive l'impatto materiale di un'Italia, di fatto, lasciata sola ad affrontare un fenomeno che genera ripercussioni sugli enti locali. All'inizio del mese, alla nave Ocean Viking, con 387 persone salvate davanti alla Libia, è stato assegnato il porto di Salerno. Con proteste del Presidente della Campania Vincenzo De Luca pervia dell'accertamento della presenza di un focolaio di Covid sulla nave.

A Taranto, invece, è stata fatta approdare la nave Geo Barents, di Medici Senza Frontiere, e anche lì è stato il Sap, sindacato autonomo di polizia a protestare, anche lì il tema sono le condizioni di operatività di uomini in divisa: «Dal punto di vista igienico-sanitario la situazione è ad alto rischio» ha detto la sigla, denunciando «condizioni incompatibili con qualsiasi elementare forma di protezione di benessere personale». Grande assente è la solidarietà tra Stati Europei, dove qualcosa pare muoversi, ma è presto per considerare virtuosa la dichiarazione d'intenti del Consiglio Europeo dello scorso 10 giugno, che prevede una collaborazione tra 18 Stati membri dell'Unione e tre associati. Per ora, la Germania ha annunciato che entro la fine di questo mese comincerà a condividere l'accoglienza di una quota di richiedenti asilo italiani. Da Berlino erano arrivati degli ispettori, così come dalla Francia, per cominciare ad impostare i passi organizzativi della cosa. Ma siamo, appunto, ancora alle fasi preliminari. Troppo poco, appunto.

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