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Alessandro Orsini, il duello con Furio Colombo continua. Lettera esplosiva sul Fatto quotidiano

Luca De Lellis
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Non si è fatta attendere la replica di Alessandro Orsini all’ex direttore dell’Unità e (ormai) ex collega al Fatto Quotidiano Furio Colombo. Nell’articolo pubblicato sabato 14 maggio sulle pagine del giornale diretto da Marco Travaglio, il professore di sociologia del terrorismo ha confutato molte delle accuse mosse da Colombo in merito alle sue posizioni sulla guerra in Ucraina. “Ho letto e riletto più volte l'intervento di Furio Colombo, ma francamente non sono riuscito a capire quando e dove avrei peccato così gravemente da mettere addirittura in pericolo la sua permanenza ("complicità") al Fatto. Sorvolo sugli insulti alla mia persona e alla mia professionalità, ai quali mi sto lentamente e faticosamente abituando. E vado dritto ai fatti oggetto del contendere”, ha esordito tuonando Orsini.

 

Nell’intervista rilasciata all’Huffpost, colui che fu parlamentare del Partito Democratico ha giudicato il professore della Luiss come un falsario che racconta la storia al contrario, compresa quella relativa alla Seconda Guerra Mondiale. Orsini, infatti, ha sostenuto che Hitler non volesse arrivare a un conflitto globale, e oggi lo ha ribadito sulle righe del Fatto riportando le pagine del libro di Basil Liddell Hart: “L'ultima cosa che Hitler voleva - scrive Hart - era un'altra grande guerra. Il suo popolo, e specialmente i suoi generali, erano atterriti dall'idea di correre un simile rischio: le esperienze della Prima guerra mondiale avevano lasciato nell’animo dei tedeschi profonde cicatrici”. Non manca anche una battuta al veleno, posta in forma di richiesta ai propri lettori: “Con tutti gli ‘amici’ che mi sono fatto in questi ultimi tre mesi, non pensate che decine di storici mi sarebbero saltati addosso se avessi detto una falsità? A oggi, nessun professore universitario di Storia è intervenuto per smentirmi”.

 

Orsini, stufo delle continue strumentalizzazioni delle sue idee, riassume in poche frasi i suoi pensieri sulla politica internazionale: “Secondo Colombo, poi, io sarei una specie di nemico dell'Occidente. Peccato che in tutti i miei libri io difenda i valori della società aperta e sostenga che il legame tra l'Italia e gli Stati Uniti dovrebbe essere molto stretto. Difendo anche la Nato, ma si sarebbe dovuta espandere in Nord Africa e non al confine con la Russia. Sono anche un convinto sostenitore dell'Unione europea. Mi limito a criticare un aspetto particolare della politica della Nato, della Casa Bianca e dell'Unione europea, vale a dire la pessima gestione della crisi in Ucraina. Penso che l'Occidente sia corresponsabile di questa immane catastrofe, per quanto la colpa principale ricada su Putin (che l'altra sera, nella "famigerata" lezione alla Sala Umberto, ho ribadito essere un dittatore brutale e sanguinario)”. 

 

A conclusione del suo editoriale, ha lanciato il guanto di sfida al rivale: “TUTTI NOI, professori e non, collaboratori del Fatto e non, siamo esposti al giudizio degli altri: dei colleghi, degli studenti, dei lettori, dei telespettatori, dei cittadini tutti. E non ci inalberiamo di certo dinanzi a chi dissente: la pluralità di voci è una ricchezza per la democrazia e, come sto constatando da quando sono stato invitato a collaborare, anche per il Fatto Quotidiano. Io, per parte mia, chiedo solo a chi vuole dissentire da me di compiere lo sforzo di ascoltarmi e poi di giudicarmi per quello che dico. Mi auguro di avere occasione di confrontarmi con Furio Colombo anche personalmente e, intanto, di continuare a leggerlo - ora condividendo le sue tesi, ora dissentendone - sul Fatto quotidiano”.

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