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Guerra Ucraina, Bruno Vespa avverte: "Il prezzo da pagare per salvarci da Putin". Pericolo alle porte

Giada Oricchio
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Pacifisti o guerrafondai? Solidali o opportunisti? Bruno Vespa, in un editoriale per Il Giorno, spiega perché dobbiamo schierarci con l’Ucraina invasa dalla Russia. Due giorni fa, a Porta a Porta, Vespa ha mostrato un sondaggio di Alessandra Ghisleri secondo il quale la maggioranza degli italiani è contraria all’invio di armi all’Ucraina anche se teme l’allargamento del conflitto e in parte sente che sia già avvenuto.

Il nodo è l’aumento delle spese militari fino al 2% per partecipare alla difesa comune europea: risorse per 15 miliardi di euro che andrebbero a intaccare quelle stanziate sul caro bollette e caro carburante. C’è grande fibrillazione nella maggioranza e il presidente del M5s, Giuseppe Conte, sembra pronto a un clamoroso strappo con conseguente crisi di governo.

Contrario anche Matteo Salvini: il leader della Lega si è scoperto pacifista. Bruno Vespa però ha fatto notare che il premier Mario Draghi tira dritto assicurando che seguirà l’esempio cancelliere tedesco Scholz, autore di “una rivoluzione copernicana, portando immediatamente al 2%. Anche noi eravamo fermi all'1,57% e Draghi ha assicurato che ci metteremo in riga. Una vecchia regola di politica internazionale prevede che puoi sederti al tavolo di un negoziato con qualche probabilità di spuntarla se hai le spalle coperte dalle armi. Se la Nato smettesse di armare l'Ucraina, l'occupazione militare russa avverrebbe nel giro di qualche giorno”.

In pratica: l’invio di armamenti è doloroso per la coscienza, ma necessario e indispensabile. Un deterrente per costringere Vladimir Putin a un negoziato. L’editoriale di Bruno Vespa diventa un monito: “Vogliamo questo? Vogliamo stabilire il principio che un paese europeo, candidato a entrare nell'Unione, possa essere lasciato il balia di un aggressore con mire neoimperiali?”. Come molti altri analisti geopolitici, Vespa è convinto che “se oggi regaliamo l'Ucraina a Putin domani si prenderà la Georgia e poi la Moldavia e tutti i paesi confinanti saranno intimiditi dall’indifferenza della Nato e più in generale dell'Occidente”.

Per lo scrittore il presidente della Federazione russa è in difficoltà sul campo dove la guerra lampo è fallita e sul palcoscenico internazionale: credeva che Nato e UE non si compattassero e chiudessero un occhio come era stato nel 2014 per la Crimea e più recentemente con la disastrosa ritirata dall’Afghanistan. Senza contare che anche “il resto del mondo (Cina compresa) non approva il suo comportamento. Forse vale la pena di pagare un ticket perché l’uomo che tanto ci ha deluso capisca che deve fermarsi”.

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