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La beffa delle mascherine anti-Covid prodotte gratis da Fca: sprechi senza fine

Dario Martini
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Quello delle mascherine Fca è stato uno dei contratti più costosi pagati dalla struttura commissariale per l'emergenza Covid. Bisogna riavvolgere il nastro all'inizio della pandemia. Era metà del 2020 quando l'ex Fiat decise di lanciarsi nella produzione di dispositivi di protezione individuale. L'azienda che fabbrica automobili convertì due stabilimenti (uno dei due era quello storico di Mirafiori) e iniziò a produrre mascherine chirurgiche. Gran parte di quelle forniture finirono nelle scuole. Ed è allora che cominciarono i problemi. Insegnanti e ragazzi protestarono: «Sono troppo grandi, sembrano pannoloni». Poi inchieste giornalistiche (Report e Striscia la Notizia) e anche giudiziarie, nate dopo una serie di esposti, svelarono che gran parte dei lotti non garantivano una protezione efficace. Il contratto, però, rimase in vigore. Intanto, il posto del commissario Arcuri, nel marzo di un anno fa, venne preso dal generale Figliuolo. Nel settembre del 2021 un nuovo imprevisto: il ministero della Salute a quello dell'Istruzione scrissero alle scuole italiane chiedendo di non aprire nemmeno le confezioni di due lotti di questi dispositivi di protezione. Non erano a norma.

 

 

Ora, con la fine dello stato d'emergenza, e 237 milioni di euro incassati, Fca ha deciso di uscire dal business delle mascherine chirurgiche. Ed ecco la beffa finale: la struttura commissariale dovrà trasferire i macchinari per la produzione che si trovano nello stabilimento di Mirafiori. All'azienda, infatti, non servono più. Il costo, però, sarà a carico dello Stato, per la modica cifra di 296.600 euro. Come si arriva a spendere così tanto? La commessa in sé ha un valore di 216.250 euro, a cui se ne aggiungono altri 80.350 per il trasporto, l'assicurazione e lo scarico dei macchinari. Nello specifico, si tratta di 25 linee di produzione, di proprietà dello Stato, che l'allora commissario Arcuri diede generosamente in comodato d'uso gratuito all'azienda torinese. Quest'ultima avrebbe potuto riscattarle a fine contratto. Ma non ha voluto saperne.

 

 

Così, adesso, il commissario Figliuolo, con determina firmata il 16 marzo scorso, ha affidato alla Teknoweb Converting srl il «servizio di smontaggio, imballaggio e movimentazione» dei macchinari che dovranno essere trasferiti da Mirafiori all'ex Caserma dell'Aeronautica Militare di Gallarate (Varese). Bisognerà pure fare presto, entro il primo aprile. Altrimenti la struttura commissariale dovrà pagare 39mila euro al mese di canone di locazione per continuare a tenere i macchinari a Mirafiori. Fortunatamente, le 25 linee produttive - scrive Figliuolo - «risultano in uno stato d'uso ottimale». L'offerta della Teknoweb, con cui è stato sottoscritto il contratto per il trasferimento, è pure la più vantaggiosa. Infatti, le altre aziende «invitate» a farsi avanti, avevano chiesto prezzi esorbitanti. Fameccanica Data aveva proposto di smontare i macchinari in cambio di 341.500 euro, Cgs Automazione per 610.000 euro e Dm Packaging Group per 444.500 euro. Da un lato, quindi, è andata pure bene se pagheremo "solo" 296.600 euro per aiutare Fca a sbarazzarsi dei macchinari che le hanno fruttato 237 milioni di euro.

 

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