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La Russia rivuole i quadri prestati: scoppia la guerra delle opere d'arte

Chiara Proietti
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L'attacco russo all'Ucraina e le sanzioni a livello internazionale hanno avuto conseguenze anche nel mondo dell'arte. Il precipitare dei rapporti con quelli che Vladimir Putin ha definito «Paesi ostili» ha prodotto, a cascata, effetti collaterali anche nelle realtà museali italiane ed europee.

Il ministero della Cultura russo ha invitato pochi giorni fa le sue istituzioni a farsi restituire tutte le opere date in prestito all'estero e una circolare del ministero della Cultura italiano ha sancito la sospensione con effetto immediato di tutte le attività relative all'iniziativa «Anno incrociato dei musei Italia-Russia», che include anche la fine di tutte «le attività di promozione culturale istituzionale» con la Federazione Russa, «con il conseguente ritiro di ogni atto amministrativo relativo a qualunque forma di partnership e collaborazione in corso e a eventuali istruttorie prodromiche al rilascio di patrocini».

L'Ermitage ha chiesto così il rientro del materiale che si trova ora esposto in Italia come la «Giovane donna con cappello piumato», capolavoro di Tiziano, esposto alla mostra di Palazzo Reale, nonché le 25 opere della rassegna dedicata al «Grand Tour. Sogno d'Italia da Venezia a Pompei» presso le Gallerie d'Italia a Milano, realizzata in collaborazione con il museo di San Pietroburgo. Cortese ma senza possibilità di replica, la lettera inviata dal direttore dell'Ermitage Mikhail Piotrovsky al direttore di Palazzo Reale Domenico Piraina e al presidente di Skira editore Massimo Vitta Zelman, in cui si legge che «in base alla decisione del ministero russo della Cultura tutti i prestiti in essere devono essere restituiti dall'estero alla Russia» con la richiesta di predisporre l'imballaggio e la spedizione delle opere. Male richieste di restituzione hanno toccato anche la capitale.

La «Fondazione Alda Fendi - Esperimenti» di Roma dovrà infatti restituire «Giovane donna» di Picasso, opera esposta per la prima volta in Italia il 15 febbraio scorso a Palazzo Rhinoceros, sede della Fondazione Alda Fendi, che resterà in mostra ancora fino al 29 marzo, poi l'opera tornerà all'Ermitage. Il capolavoro di Picasso era stato prestato dal museo di San Pietroburgo in base a un accordo di collaborazione che ha già consentito in passato di ammirare la scultura «L'Adolescente» di Michelangelo e il dipinto dei «Santi Pietro e Paolo» di El Greco. Altre opere dovranno essere restituite poi da Palazzo Roverella di Rovigo, dove il 26 di febbraio si è aperta la grande esposizione dedicata a Kandinskij, con 80 opere del grande pittore russo gran parte delle quali proveniente da musei e collezioni private russe. «A me pare evidente che quando un proprietario chiede la restituzione delle proprie opere, queste debbano essere restituite», aveva commentato il ministro della Cultura Dario Franceschini di fronte a questo «blocco dei prestiti» da parte della Russia. Ma il divorzio tra i musei d'arte e la Federazione Russa non è solamente una «questione italiana», ma europea.

La Francia, seguendo l'esempio di Regno Unito, Spagna e Austria che avevano precedentemente annullato i loro «prestiti» alla Russia, ha appena ritirato 15 opere d'arte da una mostra organizzata al Museo del Cremlino di Mosca che avrebbe dovuto essere inaugurata in questo mese. Sulla scia del deterioramento delle relazioni tra la Russia e la comunità internazionale, il museo della capitale russa ha annunciato che l'apertura dell'esposizione «The Duel. From Trial by Combat to a Noble Crime», che avrebbe dovuto tenersi dal 3 marzo al 16 giugno, è stata rimandata «sine die», offrendo ai prestatori la possibilità di rinunciare al loro coinvolgimento nell'allestimento. La Francia aveva contribuito alla mostra con il maggior numero di opere d'arte: 15 provenienti da alcune delle istituzioni più prestigiose del paese, tra cui il Louvre, la reggia di Versailles e la Biblioteca Nazionale.

Le opere francesi saranno ora consegnate, in un primo tempo all'ambasciata di Francia a Mosca e poi rientreranno in patria. Infine, anche la Fondazione Ermitage Italia «ha sospeso le relazioni con il Museo Ermitage di San Pietroburgo». Lo ha annunciato il segretario generale della Fondazione, Maurizio Cecconi, precisando che «sono stati mantenuti tutti i rapporti con le persone» e quindi con i curatori, gli studiosi e i responsabili della prestigiosa istituzione culturale russa. La stessa strada, insomma, avviata in queste ore da tante altre istituzioni culturali italiane, dalla Biennale di Venezia alla Triennale di Milano al Maxxi di Roma, fino alle Università.

Al momento quindi non resta che aspettare, nella speranza che si interrompa la guerra e che la crisi possa risolversi. In questo tempo «sospeso», sono ancora presenti gli eventi in preparazione citati sul sito online della Fondazione Ermitage Italia, dove compare la stesura di due protocolli di collaborazione tra il Museo statale di San Pietroburgo, la fondazione italiana e le città di Verona e di Vicenza. Una nota di speranza di mantenere un filo di collegamento ed essere pronti a ripartire quando si potranno riprendere i rapporti ufficiali con la Russia. 

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