emergenza migranti

Boom di immigrati nel 2021. Quasi 90mila nuovi clandestini in Italia: l'allarme dei servizi segreti

Francesca Musacchio

Sessantasettemila persone via mare e altre 10mila via terra. Sono i numeri dell'immigrazione irregolare arrivata in Italia nel 2021 e analizzati nella Relazione dell'intelligence presentata ieri al Parlamento. Un flusso continuo, aumentato lo scorso anno soprattutto lungo la rotta dei Balcani. La rotta del Mediterraneo, però, si conferma quella più utilizzata per arrivare in Italia e quindi in Europa. In testa alla classifica delle nazionalità dichiarate al momento dello sbarco, ci sono i tunisini con 15.671 arrivi nel 2021. A seguire egiziani (8.532), Bangladesh (7.824) e iraniani (3.915). Secondo l'intelligence, «instabilità politica, conflitti armati, incremento demografico, cambiamento climatico, precarie condizioni socio-economiche ed effetti della crisi sanitaria da Covid-19 hanno inciso, quali fattori di innesco, sull'andamento dei flussi dell'immigrazione irregolare in direzione dell'Italia. Fenomeno che ha fatto registrare un trend incrementale per tutto il 2021 rispetto a quanto registrato nel 2020». Il covid, quindi, non ha fermato l'immigrazione che arriva sulle nostre coste. Gli 007 hanno tracciato le rotte del traffico di esseri umani e le organizzazioni criminali che lo gestiscono. Nel Mediterraneo centrale «si sviluppano prevalentemente i flussi di migranti in partenza dalle coste libiche e tunisine», spiega la Relazione.

 

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In Libia, i servizi segreti hanno evidenziato l'esistenza di «sinergie operative tra network criminali libici, formazioni tunisine ed espressioni criminali dei Paesi di provenienza dei migranti, segnatamente, con trafficanti di nazionalità bangladese, etiope, eritrea, egiziana e sub-sahariana». E questi network gestiscono l'intera filiera del traffico, «dai Paesi di origine alle aree di imbarco, attestate principalmente nella zona costiera a Ovest di Tripoli e, segnatamente, nelle aree di Zawiyah, Zuwarah, Sabratah, Abu Kammash e Tripoli, fino a ricomprendere la porzione di territorio al confine tunisino». Dalla Libia partono in prevalenza bangladesi, egiziani, eritrei e marocchini. Mentre dalla Tunisia il flusso e autoctono e gestito da consorterie criminali indipendenti, «perlopiù composte da soggetti di nazionalità tunisina, specie per quanto attiene all'area di Sfax da cui è salpato un significativo numero di imbarcazioni dirette in territorio nazionale». I barconi che arrivano a Lampedusa partano prevalentemente da Sfax e Medenine, mentre le imbarcazioni che partono da Nabeul, Mahdia e Biserta raggiungono prevalentemente le coste della Sicilia sud-occidentale, con imbarcazioni di piccola dimensioni in grado di sfuggire al dispositivo di controllo nazionale e dando vita agli «sbarchi fantasma».

 

 

Nel mirino dell'intelligence anche i flussi lungo la rotte del Mediterraneo Orientale e quella balcanica terrestre, «soprattutto per il significativo bacino di migranti irregolari presenti in territorio turco». A fronte di un trend decrementale che riguarda i flussi via mare dalle coste della Grecia, la Turchia, si legge nella Relazione, «che in termini generali rappresenta il terzo Paese di partenza dei migranti, dopo Libia e Tunisia, ha fatto registrare il maggiore incremento percentuale degli sbarchi in territorio nazionale rispetto al 2020. Dalle coste turche, attraverso il Mediterraneo orientale, promanano infatti consistenti flussi di migranti dai quadranti mediorientale e asiatico, favoriti dall'adozione, da parte di Ankara, di procedure di ingresso semplificate nei confronti di taluni Paesi coinvolti dal fenomeno». Il 2021, in linea con il biennio precedente, ha fatto anche registrare un netto incremento di migranti provenienti da Iran, Iraq, Afghanistan, Pakistan, Egitto e Bangladesh, i quali hanno utilizzato il corridoio marittimo del Mar Egeo per dirigersi verso le coste pugliesi, calabresi e siciliane. Connesso al tema dell'immigrazione, c'è quello del terrorismo internazionale e dei rischi per l'Europa e l'Italia. Soprattutto per quello che riguarda i Balcani occidentali ritenuti potenziale «incubatore» della minaccia terroristica verso l'Europa. Qui si sono concentrate le informative dei servizi «anche per i possibili rischi di emulazione da parte di estremisti islamici intranei alle comunità balcaniche in Europa occidentale».

Nel 2021, in Europa ci sono stati 6 attentati di matrice jihadista. L'attenzione dunque rimane alta, soprattutto sui foreign fighters, 144 compresi i 56 soggetti deceduti, «intenzionati a rientrare in territorio italiano, sia pure in stato di arresto o sotto falso nome, sfruttando anche circuiti criminali dediti all'immigrazione clandestina».