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Carceri fuori controllo: due detenuti evadono da Varese, uno tenta il suicidio a Brescia

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Nel pomeriggio di oggi due detenuti italiani (un 49enne e un 35enne) hanno scavalcato il muro di cinta e sono evasi dalla Casa Circondariale di Varese, scavalcando il muro di cinta. Più o meno contemporaneamente, presso la Casa Circondariale di Brescia Canton Mombello, la più sovraffollata d’Italia con un esubero di presenze pari al 185%, un detenuto ha dato fuoco a un materasso e si è arrampicato fino al quarto piano del ballatoio interno minacciando di lanciarsi nel vuoto. Ciò ha innescato la protesta degli altri ristretti, alcuni dei quali hanno anche divelto un cancello. «Solo la grande professionalità degli operatori del Corpo di polizia penitenziaria, accorsi pure con unità libere dal servizio, sapientemente guidati dalla Comandante del Reparto, ha consentito, dopo qualche ora di grandissima tensione, di far desistere il recluso che minacciava il suicidio e di ripristinare l’ordine, senza peraltro alcuna necessità di usare la forza», dichiara Gennarino De Fazio, Segretario Generale della Uilpa Polizia Penitenziaria.

Sempre oggi un tentativo d’evasione è stato sventato dalla Polizia penitenziaria nel carcere di Rossano (Cs). La fuga era stata organizzata da un detenuto che aveva provveduto a tagliare le sbarre messe a protezione della finestra della sua cella, per poi calarsi con le lenzuola che aveva abilmente intrecciate, al fine di renderle più resistenti, con all’estremità un gancio sottratto dal mobilio della stanza. Per sua sfortuna gli agenti se ne sono accorti e lo hanno bloccato.

Nel frattempo un italiano recluso nel carcere della Spezia, affetto da una patologia che lo costringe su una sedia a rotelle e con problemi psichici, ha tentato di aggredire il medico dell’istituto, ma l’agente di turno lo ha bloccato, rimediando un pugno. Ricorso alle cure ospedaliere, il poliziotto della penitenziaria è stato dimesso con una prognosi di 5 giorni. «Il detenuto in questione è già andato in tournée in vari istituti della Liguria, - comunica il Sappe - nel 2019 aveva già aggredito un agente nel carcere di Genova Marassi, anche a Sanremo ha avuto comportamenti aggressivi verso il personale sanitario».

«Negli ultimi due anni le carceri italiane sono diventate zone franche dove è possibile fare di tutto; sono nelle ultime 72 ore ci sono stati 4 detenuti suicidati, 14 poliziotti finiti in ospedale, 107 eventi critici, senza considerare che il comando delle carceri è ormai nelle mani della criminalità organizzata la quale gestisce i suoi traffici sia negli istituti di pena sia dando ordini all’esterno», spiega il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria S.PP. Aldo Di Giacomo.

«I morti, gli evasi, le aggressioni al personale, i disordini e le tensioni quotidiane - conclude il Segretario Generale della Uilpa Polizia Penitenziaria - certificano il totale fallimento della gestione penitenziaria senza che, tuttavia, questo scuota tangibilmente le coscienze di politici e governanti e induca il Ministero della Giustizia e il Governo ad assumere concrete iniziative per invertire la tendenza al totale disfacimento del sistema». «Se non ci saranno interventi immediati, temiamo davvero che possa succedere il peggio. Per questo ci appelliamo per l’ennesima volta alla Ministra Cartabia e al Presidente Draghi - conclude - affinché si emani, con procedura d’urgenza, un decreto carceri che affronti l’emergenza e rafforzi la Polizia penitenziaria, sottorganico di 18mila unità e ormai stremata nelle forze e nel morale, e parallelamente si avvii un rapido processo riformatore dell’esecuzione penale, con la reingegnerizzazione delle carceri».

Venerdì scorso nel carcere minorile Bicocca di Catania due detenuti, con presunte problematiche psichiatriche e di tossicodipendenza, hanno appiccato un incendio nella cella dov’erano ristretto, dando fuoco a tutto quello che vi era all’interno. Il quarto episodio del genere in un mese. In pochi minuti i fumi tossici hanno invaso tutta la sezione detentiva, rendendo l’aria irrespirabile. Solo il tempestivo intervento del personale di polizia ha evitato il peggio: sono state aperte le celle e portati in salvo i ristretti. Ma ben 4 agenti hanno dovuto far ricorso alle cure in ospedale a causa delle inalazioni di ossido di carbonio.

Lo stesso giorno un detenuto marocchino di soli 24 anni, ristretto nel carcere romano di Regina Coeli, è morto dopo avere inalato in cella il gas della bomboletta che legittimamente i detenuti posseggono per cucinarsi e riscaldarsi cibi e bevande. «Non è ancora chiaro se si tratta di suicidio, ma certo inquieta il fatto che proprio ieri un altro detenuto, ristretto a Monza, ha trovato la morte in analoghe modalità, sniffando il gas», spiega il segretario generale del Sappe, Donato Capece.

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