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Scuola nel caos, il 10 gennaio fa paura. Mamme in campo per tornare in Dad

Valentina Conti

«È libertà di scelta tra DaD e presenza. Lunedì mio figlio non lo porto a scuola». È servita la rivolta social delle famiglie romane sul ritorno in classe deciso dal governo Draghi nonostante l’incremento dei contagi Covid. «Non c’è sicurezza», il tam tam che corre su Facebook e Twitter delle mamme e dei papà degli alunni più piccoli e di quelli fragili. Il post del governatore Zingaretti che annuncia nel Lazio la riapertura il 10 è stato altresì subissato di messaggi dei genitori che esprimono forte preoccupazione. 

 

La pagina Facebook del Comitato nazionale IdeaScuola - che conta al suo interno numerosi nuclei familiari della Capitale - esplode di commenti. Oltre un centinaio i contrari al rientro in presenza, l’intenzione è quella di non far tornare i figli sui banchi. «Non me la sento proprio di mandare mio figlio a scuola lunedì», scrive Mariarosa. «Io al 90% il mio non lo manderò», dice Angela. Valeria, mamma di una bambina di 9 anni, riferisce che sua figlia «non rientrerà fino a quando non avrà fatto il vaccino». «Mio figlio, che fa la terza media, non andrà lunedì – afferma Sara - con questi contagi è molto rischioso per i vaccinati e per i non vaccinati».

 

Per Elvira «le scuole dovrebbero rimanere chiuse»; «Teniamoli a casa», si accoda Pina. Alcuni papà invocano richieste di DaD a salvaguardia della salute. E ancora: «Distanziamento, contact tracing, areazione, mascherine FFP2 anche per gli studenti sono una chimera – chiosa Alessandra sotto al post del presidente della Regione - quanto potranno sentirsi al sicuro i nostri ragazzi?». «Si ritorna il 10? Così tra 10 giorni tutti a casa», replica Isabella. Perplessi sulle nuove regole per la gestione delle quarantene si dicono poi i capi di istituto. «Non si sono ascoltate le scuole e le Asl nelle difficoltà di gestione delle quarantene, non si sono investite risorse per l’acquisto celere di aeratori nelle classi», si ragiona.

 

Mentre non smette di lievitare il numero di contagi comunicato alle scuole già prima di riaprire: 47 ad oggi al Liceo Newton dell’Esquilino quando il 22 dicembre se ne aveva solo uno, per dare idea del trend che replica nella maggior parte degli istituti dal centro alla periferia della città. Con l’incognita del poter garantire l’orario di servizio lunedì, a corto di docenti per le varie assenze. «Avendo fatto una specie di tana libera tutti durante le festività natalizie era prevedibile l’impennata dei contagi. Non serviva essere un grande epidemiologico per capirlo», interviene Mario Rusconi, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi di Roma.

«Abbiamo espresso dubbi sostanziosi – prosegue il numero uno dei presidi romani - sul fatto che quando si supera un certo numero di infezioni nelle scuole medie e medie superiori gli studenti non vaccinati dovranno rimanere a casa in DaD e quelli vaccinati a scuola. I dubbi sono di due nature. Il primo è tecnico: i dirigenti scolastici non possono chiedere ai ragazzi chi è vaccinato e chi no per disposizione del Garante della Privacy. Il secondo è formativo: avere, ad esempio, in una classe di 25 studenti 10-15 alunni in presenza e altrettanti a casa è un’impresa complessa sotto il profilo organizzativo, ma soprattutto il fallimento educativo in prospettiva sarà totale».