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All'asta il volantino di Aldo Moro. Quanto hanno offerto per il Comunicato n. 1 delle Brigate Rosse

Pietro De Leo
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È il mercato, bellezza, e ci sta. Però l’effetto collaterale di certe sue espressioni rischia di gettare il sale sulla ferita della nostra storia Patria, specie in quei suoi frangenti che, per quanto oramai discretamente lontani nel tempo, mordono ancora la carne viva della memoria, della democrazia, dei nodi irrisolti. Così, in un leggiadro campionario di foto autografate di star passate e presenti, ma comunque immortali, tra Sylvester Stallone e Peter Sellers, Chuck Norris e Liz Taylor, in un lotto proposto sul sito web dalla casa d’aste Bertolami Fine Arts, dedicato ad «autografi e memorabilia, musica, cinema calcio, sport, storia», ad un certo punto ci si imbatte in un simbolo che suscita ancora un certo languore: la stella a cinque punte delle Brigate Rosse.

 

A essere messo in vendita al miglior offerente, infatti, è il «Comunicato n.1», il volantino ciclostilato con cui i terroristi comunisti annunciarono il rapimento di Aldo Moro. La descrizione del cimelio recita così: «Volantino originale distribuito all’indomani del rapimento di Aldo Moro, ad opera delle Brigate Rosse. Questo fu il primo di una serie di comunicati che seguirono fino all’epilogo con la soluzione finale della vicenda Moro». E prosegue, la scheda: «Drammatico testo di propaganda, redatto e fatto pervenire alle organizzazioni giornalistiche perché divulgassero le motivazioni del rapimento, e le ragioni politiche di lotta di classe che spingevano la rivoluzione brigatista degli anni ’70 ad essere così violenta».

La base d’asta è di 600 euro e a ieri sera l’offerta più alta, la quattordicesima, era arrivata a 1.900 euro, mancando oggi ancora tredici giorni alla scadenza.

Si tratta del volantino che venne fatto ritrovare, con una telefonata anonima ad un giornalista un paio di giorni dopo l’agguato di via Fani e l’eccidio della scorta del Presidente Dc, sul tettino di una macchinetta per fototessere dalle parti di Largo Argentina, a Roma. In una busta arancione, assieme a quel volantino era stata infilata anche una foto, scattata con una polaroid, che ritraeva Moro in maniche di camicia, dietro di lui un drappo con il simbolo delle Br. Ancora oggi, quei documenti costituiscono un addentellato di dolore nell’immaginario collettivo, oltre che nelle famiglie delle vittime di quei giorni di barbarie ideologica che stravolsero la nostra democrazia e si conclusero con l’assassinio dell’uomo di Stato.

Il volantino inizia con quel fraseggio algido e crudo: «Giovedì 16 marzo, un nucleo armato delle Brigate Rosse ha catturato e rinchiuso in un carcere del popolo Aldo Moro, Presidente della Democrazia Cristiana». Per poi concludersi con la sigla slogan: «Per il Comunismo Brigate Rosse». In mezzo, quella prosa di strenua contrapposizione tra «noi» e «loro», nel vaneggio della guerra proletaria. Ecco allora che in questo foglio 33x22, che la casa d’aste descrive «in condizioni molto buone» anche se «presenta lievi strappi ai bordi» con «leggere pieghe centrali» si riassume il rischio di questo tempo.

Che pagine fondamentali della nostra memoria finiscano nel circolo di cimeli considerati più sfizio, magari perché no anche frutto di una seria passione di chi acquista testimonianze di tempi perduti, che anima. Tutto legittimo, per carità. Opporre all’andamento delle cose muri di moralismo non è mai utile. Però può esserlo rivendicare una sana speranza: che almeno chi si aggiudicherà quel volantino lo metta a disposizione del pubblico, specie delle generazioni più giovani. Sarebbe il modo migliore per far trionfare la dignità, un riscatto della memoria sana sul dolore causato da quelle parole ciclostilate e i fatti che ne seguirono.
 

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