confessione

Incredibile Guido Rasi, i problemi col vaccino noti da maggio 2020: "Ho scritto ai governi ma..."

L'incognita della variante Omicron e le dosi ai bambini, ma anche gli errori della "narrativa" sul Covid, anche riguardo ai dubbi sull'efficacia del vaccino già a maggio del 2020. Così Guido Rasi, già direttore esecutivo dell'Ema (l’agenzia europea dei medicinali) e oggi consulente del commissario Figliuolo per l’emergenza Covid-19 affronta i temi più caldi della pandemia intervenendo domenica 5 dicembre a Mezz’ora in più, il programma condotto da Lucia Annunziata su Rai3.

 

Sul tavolo la variante Omicron, che da terrore globale pare essere stata ridimensionata in gravità. Ma Rasi non è di questo avviso. "Di Omicron bisogna smettere di parlare finché non sappiamo come si comporta, i numeri si stanno raccogliendo. In un paio di settimane avremo la prima risposta. Cosa temiamo? Tutti temiamo una malattia più severa della variante Delta. La seconda domanda è se buca i vaccini, non abbiamo la risposta. Abbiamo solo congetture, tutte vere o tutte false. Quando avremo queste due risposte si dirà chi è Omicron, cosa farà e come gestirla".

 

Sul vaccino ai bambini l'ex capo dell'Ema non lesina qualche stoccata: "Ci aspettiamo un avvio cauto perché chi poteva stare zitto non lo ha fatto, c’è chi ha commentato senza dati o senza avere esperienza giusta per definire il rapporto beneficio/rischio. Quattro milioni di bambini vaccinati in America, più di quelli che dovrebbero essere vaccinati da noi, e non c’è stata nessuna reazione avversa".

Rasi afferma che "sapevamo che ci sono molti meno effetti collaterali rispetto agli adolescenti perché i bambini hanno una maggiore risposta immunitaria. La parola adesso va ai pediatri. Sui vaccini alla fascia 5-11 anni la società italiana di pediatria si è espressa in maniera inequivocabile, stanno vedendo crescere nei reparti forme di Covid severo nei bambini". "Può durare a lungo come il long Covid negli adulti e quello è il pericolo più grosso perché il virus è sperimentale non il vaccino".

 

Poi è tempo di confessioni. "Siamo arrivati sempre tardi nella narrativa del virus, c'è necessità di riposizionare la scienza e ridarle credibilità" ha ammesso Rasi: "La comunità scientifica ha le sue colpe perché non si è riusciti ad anticipare le decisioni prese sulla campagna con una narrativa del ’perché’ si prendevano certe decisioni".

Il microbiologo racconta di una sua "personale frustrazione". "A maggio del 2020 scrissi a tutti i governo europei quali sarebbero stati i problemi con questo vaccino" nei confronti di un virus che si diffonde per aerosol, e i dubbi su un "vaccino che non può coprire, per sua natura, completamente la trasmissione virale e l'infezione anche nei vaccinati. È una narrativa che si poteva coprire".