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Le intercettazioni dei fratelli Ciaccia accusati di truffa: "Lotito può avere 3 squadre e noi no?"

Valeria Di Corrado
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I fratelli Davide e Mario Ciaccia, con i crediti percepiti indebitamente dai superbonus, hanno comprato alberghi, immobili e addirittura una squadra di calcio. «Teramo è una casella dove andare a mettere il superbonus e la scuola di calcio è un pezzo del progetto... non è il centro del progetto la squadra di calcio. Il centro del progetto è e rimane il superbonus». I rampanti imprenditori romani hanno fatto affari usando, con «artifizi e raggiri», le misure varate dal Governo nel 2020 con il «Decreto Rilancio» allo scopo di immettere liquidità nel mercato e incentivare l’attività d’impresa durante la pandemia da Covid-19. Da ieri i fratelli Ciaccia sono in stato di fermo su ordine della Procura di Roma: sono accusati di associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata ai danni dello Stato per il conseguimento di erogazioni pubbliche e indebite compensazioni, trasferimento fraudolento di valori, intestazione fittizia e autoriciclaggio.

Finti cantieri e lavori alla romanella
Insieme a loro sono indagate altre 21 persone, tra cui un notaio, che si prestava a redigere atti pubblici per il conseguimento delle attività illecite, due commercialisti, un architetto, un ingegnere, un operatore finanziario e una lunga lista di prestanome. «La falsità complessiva delle situazioni poste a base delle procedure di ecobonus» emerge dagli accertamenti eseguiti sui cantieri, «dove non è stata rinvenuta alcuna corrispondenza rispetto ai dati ufficiali e spesso, addirittura, nessun accantieramento e nessuna opera». Anche quando alcune opere sono state effettivamente realizzate per tranquillizzare i residenti degli stabili condominiali interessati, «le stesse sono sovrafatturate a fronte di lavori dolosamente eseguiti in modo scadente e inadeguato (alla romanella)».

Il sequestro
Il nucleo di polizia economica-finanziaria della Guardia di Finanza ha eseguito un decreto di sequestro preventivo di beni mobili e immobili per un valore nominale di circa 100 milioni di euro: immobili dislocati a Roma, Fiumicino e Alatri; gli edifici dove hanno sede l’Hotel Fabiola, l’albergo La Primula e l’Hotel Mediterraneo, tutti e tre a Fiuggi; il complesso religioso «Colle Monfortani» in via Prenestina 1391, nella Capitale; lo stabile nel centro di Roma, ad angolo tra via Sicilia e via Toscana, che una volta ospitava il Teatro delle Arti; una Porsche, una Jaguar, diverse Bmw, Mercedes e Audi. Tra i beni sequestrati c’è anche il 60% del capitale sociale della S.s. Teramo Calcio.

Il business del calcio
I fratelli Ciaccia hanno sempre avuto la passione per il pallone. Anni fa erano i proprietari della Cisco di Roma, mentre lo scorso gennaio hanno fatto sapere di aver deciso di presentare un progetto insieme a Roma Nuoto per la riqualificazione dello stadio Flaminio, tramite la Emgat Italy spa (di cui Mario è presidente e Davide vice presidente): società che opera nel settore della cantieristica in tutto il mondo, da Montecarlo al Canada, passando per Dakar. 
Il 12 ottobre scorso Davide Ciaccia telefona alla moglie per darle una lieta novella: «Abbiamo comprato il Teramo! Ho chiamato Gabriele (gli inquirenti ritengono si tratti di Gabriele Gravina, presidente della Figc, ndr) perché avevo detto che semmai fossi rientrato nel professionismo comunque prima gli sarei andato a chiedere una pseudo autorizzazione... tutto sommato ha risposto subito e c’ho appuntamento mercoledì a via Allegri (sede della Federazione italiana giuoco calcio, ndr) alle 10. Cioè, Lotito (estraneo ai fatti, ndr) può avere tre squadre e noi non le potemo avere, non ho capito... cioè il calcio è un’attività come le altre, se fatta con intelligenza». L’intelligenza di cui parla Ciaccia consiste, presumibilmente, nell’usare indebitamente i crediti fiscali riconosciuti fino al 110% per lavori di efficientamento energetico e antisismico di immobili privati o gestiti da onlus, ma in realtà mai eseguiti. «Noi rimettiamo a posto tutto col Superbonus... cioè io voglio presentare un’operazione da 20 milioni di euro», spiega Davide Ciaccia a proposito del vecchio stadio di Teramo. 

Oltre alla squadra abruzzese (che gioca in serie C), a Davide Ciaccia «è direttamente riconducibile» anche l’associazione sportiva dilettantistica di calcio Atletico Terme di Fiuggi. «Voglio fare 3, 4 squadre, voglio prendere il Cesena, voglio fare il coso... le squadre come un albergo, capito? - spiega al fratello l’8 ottobre scorso - Però sarebbe un’operazione a zero (...) costa 1,5 milioni la squadra... ha 1,5 milioni di debiti, quindi paghi zero». I debiti erariali del Teramo, infatti, «nel programma dell’indagato, saranno appianati senza alcun apporto di finanza, ma - si legge nel decreto di sequestro - mediante compensazione con parte dei crediti maturati dalle pratiche di superbonus».


Il trucco delle onlus
«Noi oggi attraverso un meccanismo di onlus - spiega Davide Ciaccia - siamo in grado di ristrutturare con il superbonus». Gli indagati, per conseguire il superbonus, hanno fatto figurare lavori edilizi (in realtà mai eseguiti) nel complesso «Colli Monfortani» in via Casilina, «attraverso l’apparente interposizione della onlus Associazione Nazionale Etica&Salute, di cui è presidente l’indagato Guido D’Amico», presidente di Confimprese Italia. L’immobile, con annessa la chiesa San Luigi Grignon de Monfort, prima di proprietà della Provincia Italiana Missionari Monfortani, è stato acquisito da società riconducibili ai Ciaccia. I finanzieri hanno fatto un sopralluogo presso l'indirizzo di via Prenestina n.1391 rilevando che non vi era alcuna attività cantieristica, né traccia di interventi di sorta.

La proroga dei superbonus
Lo scorso aprile il fratello minore, Mario, ha partecipato a incontri istituzionali per chiedere la proroga del superbonus. «Eccolo il mio caro marito, intraprendente come un guerriero! Conquistatore del settore immobiliare, sono molto orgogliosa di te! Bravo», scriveva su Facebook in francese la moglie di origini canadesi. Di diverso avviso il pm Francesco Marinaro, che ha emesso il decreto di fermo dei fratelli Ciaccia e di sequestro: «Le spregiudicate condotte degli indagati stanno producendo la progressiva acquisizione di beni immobili di enorme valore e prestigio e di rilevanti aziende alberghiere in prestigiose località termali, così contaminando sensibilmente il tessuto imprenditoriale e le regole della concorrenza su cui si fonda l’economia»
Davide e Mario Ciaccia sono già stati condannati dal Tribunale di Roma a 5 anni di reclusione, al termine del rito abbreviato, per aver distratto beni e partecipazioni societarie della «Fratelli srl in liquidazione» (proprietaria dell’Hotel Midas di via Aurelia, nella Capitale), prima che venisse presentato il ricorso per l’ammissione al concordato preventivo della società.

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