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I cibi da evitare assolutamente, la lista nera degli alimenti pericolosi con diossina e metalli pesanti

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Damiana Verucci
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Non tutto il cibo che si mangia è sano, specie se proviene da Paesi stranieri dove è magari difficile controllare qualità e rispetto dell'igiene. Fatto sta che nel 2020, in Italia, è scattato quasi un allarme alimentare al giorno con ben 297 notifiche inviate all'Unione Europea, delle quali solo 56 hanno riguardato prodotti con origine nazionale, mentre 160 provenivano da altri Stati dell'Unione Europea e 81 da Paesi extracomunitari.

È quanto emerge dal dossier Coldiretti su «La black list dei cibi più pericolosi» presentato dall'Associazione ieri, nella giornata di chiusura del XIX Forum Internazionale dell'Agricoltura e dell'alimentazione sulla base delle rilevazioni dell'ultimo rapporto del Sistema di allerta rapido europeo, che registra, appunto, gli allarmi per rischi alimentari verificati a causa di residui chimici, micotossine, metalli pesanti, inquinanti microbiologici, diossine o additivi e coloranti nell'Unione Europea lo scorso anno.

In Italia, sottolinea la Coldiretti, oltre otto allarmi alimentari su dieci sono dunque scattati a causa di cibi pericolosi provenienti dall'estero. Ma qual è questa black list degli alimenti da evitare? Salgono sul podio i semi di sesamo dell'India di moda per le in salatone salutiste; la carne di pollo low cost dalla Polonia; la frutta e verdura turca e il pepe nero brasiliano. Ma anche le arachidi da Usa e Argentina, i pistacchi turchi ed iraniani e le ostriche francesi.

In generale in testa alla classifica dei Paesi dai quali giungono i cibi più contaminati ci sono l'India, responsabile del 12% degli allarmi alimentari scattati in Europa, la Turchia con il 10% e la Polonia, ma preoccupazioni arrivano anche dalla Francia, dall'Olanda, e dalla Cina. I pericoli maggiori, spiegano da Coldiretti, sono venuti proprio dai semi di sesamo dell'India, molto di moda nelle insalate salutistiche, a causa della presenza di ossido di etilene, e dalla carne di pollo polacca con la salmonella, ma sul podio del rischio c'è anche la frutta e verdura. Il pepe nero brasiliano, invece, è a rischio salmonella; i fichi secchi dalla Turchia per l'elevato contenuto in aflatossine cancerogene come pure le arachidi da Usa e Argentina, i pistacchi turchi ed iraniani mentre nelle ostriche francesi sono state individuate contaminazioni da norovirus responsabili di gastroenteriti.

Non si tratta peraltro di quantità trascurabili visto che l'Italia ha importato 7 milioni di euro di semi di sesamo dall'India nel 2020 per un totale di quasi 5 mi lioni di chili mentre dalla Polonia sono arrivati ben 14 milioni di chili di carne di pollo per un importo di oltre 20 milioni di euro e l'importazione di frutta e verdura dalla Turchia ha raggiunto addirittura 416 milioni di euro. Per fortuna gli italiani reagiscono bene a questi rischi e chiedono per l'87% il divieto di ingresso nei mercati nazionali dei prodotti provenienti da paesi privi di regole sociali e il rispetto dei protocolli di sicurezza e sanitari analoghi a quelli in vigore in Italia e nei paesi europei. «Occorre garantire che le importazioni di prodotti da paesi terzi rispettino gli stessi standard sociali, sanitari e ambientali delle produzioni italiane ed europee», dice il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, che sottolinea anche l'importanza che l'Ue assicuri il principio di reciprocità nei rapporti commerciali.

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