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"L'Italia ha distrutto la mia famiglia", blitz in tribunale della nonna di Eitan: accuse pesantissime

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Accuse pesantissime all'Italia, colpo di scena davanti Tribunale per la Famiglia di Tel Aviv chiamatoi a pronunciarsi sul caso del piccolo Eitan. Coen Peleg, la nonna materna dell'unico sopravvissuto della tragedia del crollo della funivia del Mottarone a Stresa ed ex moglie dell'uomo che ha portato in Israele il piccolo, si è sfogata con i giornalisti presenti. "L'Italia è responsabile della morte di mio padre, mia figlia e mio nipote. Non possono prendere anche Eitan", ha detto la donna visibilmente agitata che ha parlato di "tre generazioni distrutte". 

 

"Cosa mi è rimasto, lo capite?", ha aggiunto la donna criticando la decisione della giudice di non ammetterla al dibattimento in aula. "Sapete perché sono fuori dall'aula?  Perché una donna giudice in Israele ha detto che, siccome non era ammesso al console italiano di entrare in aula, ha negato il permesso anche a me".

 

A Tel Aviv si è celebrata la seconda udienza a porte chiuse davanti al Tribunale per la Famiglia che si riunirà anche domani e domenica. Il giudice dovrà stabilire se il nonno materno del bambino Schmuel Peleg lo ha portato in Israele, senza il consenso della zia paterna Aya Biran, indicata come tutrice legale dal Tribunale di Torino. Decisione poi confermata dal giudice tutelare di Pavia nell’agosto scorso. Questa mattina state svolte le audizioni, anche in teleconferenza, degli esperti nominati da entrambe le parti che hanno stilato nei giorni scorsi dei pareri pro veritate sull’istituto dell’affidamento in Italia ma anche l’audizione della zia Aya Biran.

 

Il procedimento riprenderà domani in serata, per rispettare il riposo del sabato previsto dalla religione ebraica, e proseguirà domenica. Dopodiché il Tribunale per la Famiglia deciderà, in base alla Convenzione dell’Aya, se Eitan possa restare in Israele o debba rientrare in Italia. 

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