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Funivia Mottarone, "forchettone usato già nel 2014". Spunta il video amatoriale

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La notizia sconvolgente arriva dalla Germania: alla linea della funivia del Mottarone i freni di emergenza potrebbero essere stati bloccati già da anni? E' quanto emergerebbe da alcuni video girati dal 2014 al 2018 da uno svizzero, il videoamatore Michael Meier che poi ha inviato il materiale all'emittente tv tedesca Zdf, dopo l'incidente in cui sono morte 14 persone. Nelle immagini del filmato si vedono i cosiddetti "forchettoni" che bloccano i freni di emergenza. "Per interessi di tipo tecnico - si legge nella nota della televisione tedesca - filmò la funivia del Mottarone tre volte: nel 2014, nel 2016 e nel 2018". Le registrazioni sono state inviate alla procura di Verbania e la tv tedesca manderà in onda un servizio a riguardo stasera, nell'ambito della trasmissione Frontal 21. Dopo l'incidente accaduto nella domenica di Pentecoste, Maier avrebbe riguardato il materiale dell'epoca: "Mi sono accorto - ha dichiarato alla Zdf- che già nel 2014 questi forchettoni erano usati con persone a bordo della cabina".

Intanto proseguono accertamenti, sopralluoghi e incontri con i tecnici. A Verbania e Stresa è stata la giornata delle indagini: la Commissione d’inchiesta voluta dal ministero dei Trasporti si è recata per la prima volta sul luogo della tragedia in cima al Mottarone, dove il 23 maggio si è staccata una cabina provocando la morte di 14 persone. Nello stesso momento, in procura, i pm incontravano il consulente Giorgio Chiandussi, ingegnere del Politecnico di Torino. L’incontro serviva a elaborare i quesiti ai quali occorre ancora dare risposta, in particolare relativi alla rottura della fune traente e sul sistema frenante malfunzionante. Gli accertamenti, irripetibili, non sono ancora stati disposti dalla procuratrice Olimpia Bossi e dalla pm Laura Carrera, che coordinano le indagini. Quando questo accadrà, tutti gli indagati dovranno essere avvertiti.

E proprio per questo si ipotizza che i nomi degli indagati possano aumentare. Un dipendente che è stato sentito come testimone, Emanuele Rossi, ha parlato in questi giorni con i giornalisti, specificando di non sapere le conseguenze dell’uso dei ‘forchettoni’ e di aver ricevuto un’indicazione sul fatto di lasciarli inseriti. Intanto gli iscritti nel registro restano però Gabriele Tadini, caposervizio e unico ad aver confessato di aver lasciato inseriti i ‘forchettoni’ nel sistema frenante, Luigi Nerini, il gestore ed Enrico Perocchio, caposervizio. Il legale di Tadini, Marcello Perillo, ha chiarito: il dipendente di Ferrovie del Mottarone Srl non ha mai ricevuto pressioni né è stato obbligato a farlo, ma Tadini ha detto in caserma ormai una settimana fa che ‘tutti sapevano’.

Continua anche il braccio di ferro tra la procura e la gip, che ha disposto per i tre indagati la scarcerazione sabato: “Il pericolo di fuga non esisteva per le motivazioni per cui l’ho detto. Non ho ritenuto per due persone la sussistenza di gravi indizi, non perché non abbia creduto a uno ma perché ho ritenuto non riscontrata la chiamata in correità” ha spiegato la gip Donatella Banci Buonamici, interrogata dai giornalisti. “La chiamata in correità in fase cautelare deve essere dettagliata e questa non lo era ed era smentita da altri risultati” ha aggiunto. E poi ha chiarito: “Dovete essere felici di vivere in uno stato dove il sistema fa giustizia o è una garanzia, invece sembra che non siate felici”. Ma a non esserlo sembra essere la procura, che non sembra aver digerito la decisione di mandare Tadini ai domiciliari e mettere in libertà gli altri due, e che potrebbe fare appello al Tribunale delle libertà.

Intanto Eitan, il piccolo sopravvissuto alla tragedia, oggi è uscito dalla rianimazione dell'ospedale Regina Margherita di Torino per essere trasferito in un normale reparto di degenza.

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