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Il ricatto di Torzi e i 20 milioni di sterline da prelevare dal Fondo del Papa per pagare il broker

Valeria Di Corrado
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"Un vero e proprio ricatto". Così ha descritto un dipendente della Segreteria di Stato del Vaticano, Fabrizio Tirabassi, la condotta messa in atto da Gianluigi Torzi, il broker nei cui confronti il tribunale capitolino ha disposto l'arresto in carcere. Sulla base delle indagini svolte dal nucleo di Polizia economica-finanziaria di Roma, infatti, è emerso come Torzi - dopo aver estorto somme di denaro gestite dalla Segreteria di Stato - abbia reimpiegato quel denaro per finalità speculative, anche in Italia: comprando quote di società quotate in Borsa (come Mediaset spa, Marzocchi Pompe spa e Bonifiche Ferraresi spa) per un importo di oltre 4,5 milioni di euro, che gli ha consentito, dopo pochi mesi, di conseguire un guadagno di oltre 750.000 euro . "Torzi - si legge nell'ordinanza del giudice Corrado Cappiello - avrebbe esercitato delle pressioni per ottenere della Segreteria di Stato il pagamento di 15 milioni di euro (ulteriori rispetto ai 40 milioni di sterline britanniche già corrisposte a Raffaele Mincione) come prezzo occulto delle mille azioni con diritto di voto della Gutt Sa necessarie per il trasferimento dell'immobile (di Sloane Avenue, a Londra, ndr) alla necostituita società".

 

Il tutto emettendo due fatture (una da 10 milioni e una da 5 milioni) per prestazioni inesistenti. "L'operazione è disciplinata da una serie di contratti sottoscritti da monsignor Alberto Perlasca, in qualità di procuratore del sostituto della segreteria di Stato, monsignor Edgar Pena Parra". Il 15 marzo 2019 Tirabassi e Perlasca "hanno addirittura proposto al Sostituto della Segreteria di Stato - spiega il gip- di prelevare 20 milioni di sterline dal cosiddetto Fondo Discrezionale del Santo Padre per chiudere la transazione con Torzi". 

Monsignor Perlasca è tra gli indagati dell'inchiesta della magistratura della Santa Sede riguardante lo scandalo sulla compravendita di immobili di lusso a Londra con  i soldi dei fedeli - tra cui quello di Sloane Avenue - e sui flussi finanziari dei conti su cui transita l'Obolo di San Pietro. A febbraio 2020, nell'ambito di una perquisizione ordinata dal Promotore di Giustizia vaticano, era stato eseguito il sequestro di documenti e apparati informatici presso l'Ufficio e l'abitazione di Perlasca, ex braccio destro di Angelo Becciu all'epoca in cui era Sostituto agli Affari Generali della Segreteria di Stato. Oltre a monsignor Perlasca, che da ottobre scorso si trova nella residenza Santa Marta (la dimora pontificia di Papa Bergoglio), sono indagati l'ex segretario di Becciu, monsignor Mauro Carlino, l'ex direttore generale dell'Aif Tommaso Di Ruzza (che a gennaio 2020 aveva comunque concluso il suo mandato quinquennale) e tre dipendenti della Segreteria di Stato: Vincenzo Mauriello, Fabrizio Tirabassi e Caterina Sansone. 

Al di là del ricatto descritto da Tirabassi, emerge la "partecipazione strumentale e ingiustificata (dal punto di vista economico) dell'indagato Torzi, tramite Gutt Sa, nell'acquisizione dell'immobile londinese (avvenuta in violazione delle norme dello Stato della Città del Vaticano che attribuiscono in via esclusiva  all'Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica le operazioni immobiliari ed eludendo le finalità dello Ior)", si legge nell'ordinanza. Il broker molisano avrebbe quindi "architettato, con la complicità di funzionari della Segreteria di Stato, le condizioni per pretendere i compensi richiesti: invero, sfruttando la posizione di vantaggio derivante dalla titolarità delle azioni con diritto di voto di Gutt Sa (società intervenuta nell'operazione immobiliare senza apparente giustificazione economica), Torzi ha costretto la Segreteria di Stato a corrispondere 15 milioni di euro".

Nel motivare l'esigenza dell'arresto in carcere, il gip Cappiello spiega che Torzi "con la collaborazione di prestanome e di tecnici di fiducia, si serve di numerose società, operanti anche all'estero, come schermo per la propria attività imprenditoriale, in gran parte basata sull'elusione fiscale, provvedendo al reimpiego dei proventi illeciti in speculazioni finanziarie". "Peraltro, oltre al procedimento penale presso lo Stato Vaticano nel quale è stato recentemente tratto in arresto, Gianluigi Torzi, gravato da precedenti di polizia per abusiva attività finanziaria, truffa, emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, è indagato anche per reati di bancarotta fraudolenta (propria e impropria) nell'ambito del gruppo Tag Comunicazioni". 

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