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Rider, multe alle aziende e 6 indagati. Dovranno assumere 60mila lavoratori

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Sono oltre 60mila i rider nel campo della consegna di cibo controllati in un’inchiesta coordinata dalla procura di Milano, che ha riguardato tutta Italia, che dovranno avere un nuovo contratto di lavoro: vanno assunti, non possono essere considerati lavoratori autonomi dopo la verifica effettuata dai Nucleo Tutela del Lavoro dell’ Arma di Milano insieme a personale dell’Inail e dell’Inps.

 

Ammende per 730 milioni di euro e obbligo di assumere 60mila rider. Sono i numeri dell’inchiesta che coinvolge le principali piattaforme di consegna di cibo e che ha portato la procura di Miano a indagare sei persone. L’indagine - coordinata dall’aggiunto di Milano Tiziana Siciliano e dal pm Maura Ripamonti - ha preso in considerazione l’intero territorio nazionale e ha affrontato la sicurezza non solo dal punto di vista giuridico, ma anche sul piano assicurativo e contributivo servendosi del contributo dei carabinieri specializzati in materia di lavoro, Inail e Inps.

 

«L’indagine si è imposta rispetto a un fenomeno sotto gli occhi di tutti. Capita a chiunque di osservare la situazione di modesta sicurezza in cui sono costretti i rider privi di abbigliamento adeguati o biciclette senza fari. La presenza di incidenti e infortuni ci ha imposto di andare a verificare quale tipo di rapporto di lavoro ci fosse e su chi gravasse l’onere della sicurezza del lavoratore». Imponente lo sforzo degli inquirenti che ha permesso attraverso formulari standard di sentire fino a mille fattorini al giorno e «di fotografare una realtà identica sovrapponibile in piccole e grandi città».   Il lavoro «viene assegnato dalla piattaforma in modo proporzionale all’attività, quindi se ti ammali o intendi riposare immediatamente le tue quotazioni scendono e vieni chiamato di meno. Il lavoro ha ritmi insostenibili, con tutele francamente inaccettabili». Un tema che sul fronte della sicurezza ora obbliga le aziende coinvolte «a sottoporre i lavoratori a visita medica per accertarne l’idoneità, alla dotazione di mascherine e a fornire mezzi di trasporto idonei».

 

 

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