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Likecrazia, lo show politico ai tempi del Coronavirus

Tanti buoni consigli per la tv agli esponenti dei partiti spesso spesso preda di una visibilità dannosa

Francesco Storace
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Bravo quando parla, bravo quando scrive. Daniele Capezzone continua ad eccellere anche con i suoi buoni consigli per la tv a tanti personaggi in cerca di visibilità sprecata. «Stavolta si cimenta in Likecrazia, dedicato allo show della politica. Che dovrebbe capire – secondo il Capezzone pensiero – qual è il tempo limite della pazienza di un telespettatore: dieci secondi se parli, venti se piangi, trenta se sanguini».

Pietà, con queste «regole» in televisione non serve più andarci. Perché in effetti se non sai dominare lo strumento ti fai male. A me capitò una ventina d’anni fa di imbattermi nei guai provocati da sorella tv, come la chiamava un eccellente giornalista – ahimè cattocomunista, come Federico Scianò – alla vigilia della sfida per le regionali 2000 contro Piero Badaloni. Quei diciotto punti di svantaggio nei sondaggi erano spiegati così da Nicola Piepoli: “Sei molto noto ma poco conosciuto”. Voleva dire che dovevo frequentare più i salotti che la tv: quei dieci secondi nel “pastone” politico mi uccidevano, troppo duro. E scarpinando per il territorio vinsi le regionali. Perché in televisione non bisogna fare mai di testa propria, dice Capezzone, e non avere la presunzione di sapere tutto. Umiltà, in primis.

È meglio chiedere se si è capito che cosa volevi dire oppure come sei andato? Più importante «dire» o apparire? La capacità di comunicare probabilmente è in una miscela ben dosata – e breve! – dei due elementi.

Daniele Capezzone dà un po’ di suggerimenti e già è facile individuare i consumatori abituali di presenze televisive che non li rispettano mai. Sono i maniaci della presenza tv, quelli che hanno bisogno di dosi quotidiane di comunicazione senza rendersi conto di quanta benzina offrano agli odiatori seriali. È un libro agevole, edito da Piemme – che non è un magistrato dell’accusa – e che serve a tentare di farsi comprendere da chi ti ascolta. Immensamente più difficile che farsi votare: a volte basta una promessa… Non tutti sono animali da tubo catodico: se dici una frase sbagliata, da lì te la porti appresso per tutta la vita.

Magari la politica cambi anche un po’ il linguaggio, ci permettiamo di aggiungere. Basta rivendicare di aver detto per primi una cosa che altri hanno realizzato. Basterebbe graffiare con un «bravo, ma io lo farei meglio di te, così»… Abbiamo la sensazione, rafforzata da questa buona lettura, che in giro non si gradisca più chi dà solo sul muso all’avversario. Meglio agire alla sorniona…

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