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Beirut, sangue e morte ovunque. Le testimonianze choc: "Non c'è posto in nessun ospedale"

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Tra le persone coinvolte dalla tremenda esplosione di Beirut c'è anche Tony Mekhael (a sinistra nella foto), imprenditore e manager libanese. Intervistato dal Tg1 ha raccontato una città in totale emergenza con ospedali presi d'assalto, segno che il bilancio finora conosciuto, ovvero di dieci morti e centinaia di feriti, è destinato a crescere. 

 

Mekhael era nel suo ufficio, vicino all'aera del porto dove è avvenuto il disastro. "Abbiamo sentito una prima esplosione. Poi la seconda, troppo forte, e una finestra di vetro mi ha colpito in faccia", ha raccontato. Dopo la doppia esplosione è uscito per farsi curare. "Sono andato in un primo ospedale ma era pieno, poi in un altro e c'era caos. così come nel terzo ospedale dove sono andato, fuori Beirut. Non sono neanche potuto entare nel pronto soccorso. C'era troppa gente". 

 

La situazione è apocalittica. “Ciò che è successo a Beirut ricorda Hiroshima e Nagasaki, nulla di simile era mai accaduto in passato in Libano”, ha dichiarato in lacrime il governatore della capitale Marwan Abboud. Secondo la versione ufficiale le tremende esplosioni sono state causate dallo scoppio di una nave carica di fuochi artificiali. Ma nel Paese si sollevano dubbi e si parla di attentato, come riporta il Guardian. Israele e Hezbollah hanno negato ogni coinvolgimento. Tra i feriti anche un militare italiano del contingente Unifil in Libano. 

 

 

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