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Tumori, i pazienti malnutriti sono più a rischio

Maria Elena Marisco
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La malnutrizione nei pazienti oncologici - causata sia dalla malattia che dal suo trattamento - è un problema che colpisce tra il 30 e il 50% delle persone affette da tumore. Istituzioni, esperti e associazioni si sono quindi confrontate ieri, 28 settembre, nel corso dell’incontro «Screening precoce e supporto nutrizionale del paziente oncologico: a che punto siamo? - Associazioni Pazienti e Società Scientifiche manifestano l’urgenza dell’integrazione dei Supplementi Nutrizionali Orali nei percorsi di cura oncologici». Il confronto, che al centro ha avuto il tema della nutrizione clinica in Italia, è stato promosso dalla presidente dell’Intergruppo Parlamentare Oncologia: Prevenzione, Ricerca e Innovazione, Tilde Minasi. «L’equità dell’accesso ai supplementi nutrizionali orali (Ons) per tutti i pazienti oncologici in Italia è essenziale per garantire la prosecuzione delle terapie salvavita cui essi devono sottoporsi», ha spiegato la senatrice. È necessario «fornire risposte concrete in termini di piena rimborsabilità da parte del Servizio sanitario nazionale degli Ons e degli Alimenti ai Fini Medici Speciali (Afms), garantendo screening nutrizionali sempre più capillari, da effettuarsi immediatamente dopo la diagnosi di tumore».

 

 

Occorre, inoltre, «superare le forti disparità regionali, per aumentare il grado di successo delle cure anche in termini di contenimento dei costi per il Sistema sanitario nazionale, e per non aggiungere alla già drammatica condizione della malattia un aggravio economico per i pazienti». Gli Ons si differenziano dagli integratori di uso comune e fanno parte «degli alimenti ai fini medici speciali». La malnutrizione può portare a ripercussioni negative sia sull’efficacia stessa delle cure sia per i costi a carico del Ssn e aumenta di 2,6 volte il tasso di mortalità. Così come possono verificarsi complicanze, più ritardi nei tempi di dimissioni e ricoveri ripetuti. Per il direttore del servizio Dietetica e Nutrizione clinica della Fondazione Irccs Policlinico San Matteo di Pavia, Riccardo Caccialanza, il supporto nutrizionale tempestivo «consente ai pazienti di tollerare meglio le cure oncologiche». Il paziente «ben nutrito», infatti, «ha più chance terapeutiche», non solo per quanto riguarda la qualità della vita ma anche per la prognosi.

 

 

Secondo il direttore S.c. Oncologia, Fondazione IRCCS Policlinico S. Matteo di Pavia, Paolo Pedrazzoli, il tema della nutrizione non è stato considerato per tanti anni come «prioritario» e «tutto questo ha portato a delle problematiche». Nel 2015, ricorda, «insieme ad Aiom, Sinpe e Favo è stato creato un gruppo di lavoro che si è arricchito nel corso degli anni con altre società scientifiche». «Non ci sono però reti territoriali attive come dovrebbero esserci - ha aggiunto - C’è poca conoscenza dell’argomento e poca formazione». Su questo punto si è soffermato anche il presidente SINuC Società Italiana di Nutrizione Clinica e Metabolismo, Maurizio Muscaritoli. Un aspetto importante, secondo lui, è l’arricchimento del curriculum dei medici laureandi «con elementi di nutrizione clinica per dare loro una base di conoscenza». Le società scientifiche, le istituzioni e le associazioni pazienti, inoltre, concordano sulla necessità dell’inserimento degli Afms e degi Ons per il paziente oncologico nei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea). Secondo le stime, «una corretta integrazione nutrizionale può portare un risparmio di costi pari al 12,2% associato a una significativa riduzione della mortalità». «Introdurre i supplementi nutrizionali orali diventa estremamente importante per riuscire a raggiungere quegli obiettivi nutrizionali necessari», ha spiegato la dottoressa Francesca Pasqui dell’associazione «Vivere senza stomaco». «Gli alimenti ai fini medici speciali sono sia una nutrizione sia un farmaco salvavita per queste persone», ha sottolineato la senatrice Elena Murelli, presidente dell’Intergruppo Parlamentare sulla Malattia Celiaca, Intolleranze Alimentari e Afms.

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