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Demenza senile, quali sono i sintomi: adesso si può scoprire prima

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Giada Oricchio
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Arriva l’esame del sangue che diagnostica o esclude con 5 anni di anticipo la demenza senile. I ricercatori del Royal Melbourne Hospital in Australia hanno compiuto un piccolo miracolo realizzando un test ematico in grado di rilevare la presenza della proteina del cervello “Nfl o Neurofilamento a catena leggera”.

In condizioni normali, questa proteina non è mai presente nel sangue perché resta chiusa nella scatola cranica con lo scopo di mantenere solida e compatta la struttura delle cellule cerebrali. Quando invece è in circolo significa che c’è un danneggiamento neurologico in corso: una certa quantità di neuroni stanno morendo, più o meno lentamente, e le scorie vengono eliminate e riversate nel flusso sanguigno molto prima che compaiano i primi sintomi sia a livello di patologia sia a livello di esami radiologici e strumentali.

Dunque una grande rivoluzione: riscontrare il biomarcatore nel sangue, il cui livello equivale a quello dei neuroni morenti, in pazienti in apparenza sani e in salute cerebrale vuol dire diagnosticare con anni di anticipo forme di demenza come l'Alzheimer (per il quale ancora non c’è una terapia) che nello stadio iniziale agisce silenzioso e indisturbato nella distruzione delle cellule del cervello.

Il test è un aiuto importante per i neurologi, i quali in molte situazioni iniziali incontrano difficoltà a distinguere se una persona soffre di un disturbo psichiatrico, come per esempio la depressione, oppure se accusa i primi segni di una patologia neurodegenerativa cerebrale. Inoltre, il paziente può sapere se è a rischio basso, moderato o alto di andare incontro alle devastanti e terribili patologie neurodegenerative.

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