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Una storia di famiglia nel Valpolicella Ripasso Classico Superiore

Paolo Zappitelli
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C’è una storia di famiglia dietro ogni grande cantina italiana, fatta di generazioni che hanno dedicato vita e amore alle proprie vigne. Come nel caso dell’azienda Sartori a Negrar, in Valpolicella. Il fondatore Pietro, nel 1898, aprì una trattoria nella quale vendeva il vino delle vigne da poco acquistate. Toccò al figlio, Regolo, ampliare l’azienda e farla conoscere fuori dal territorio veronese e poi, con le generazione successive, anche all’estero. Oggi, tra i vini dell’azienda spicca proprio un Valpolicella Ripasso che porta il nome di quel nonno, Regolo, che ebbe intuito e palato per far spiccare il volo alla famiglia Sartori. In degustazione - accompagnati dai piatti del ristorante Pipero a Roma - ho assaggiato l’anteprima del Valpolicella Ripasso Classico Superiore 2019 Regolo e le annate 2012 e 2006 (che non avevano la dicitura Classico). La prima, appena messa in commercio, si presenta subito elegante e morbida, con profumi nel bicchiere di mora e confetture che stuzzicano il naso. Un sorso succoso, con frutta rossa e molto equilibrato completa l’immagine di un vino assolutamente da provare. Diverse le altre due annate. Il Regola 2012 si presenta assai più austero, con tannini presenti ma non fastidiosi e con un naso dove la mora la fa da padrone. La 2006, dove il colore nel bicchiere vira verso riflessi più ambrati, ha un naso molto intenso, al sorso frutti di bosco e tannini che lasciano la bocca in equilibrio. Perfetti tutti e tre in abbinamento con la celebre carbonara di Pipero.

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