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Quel Sagrantino che non ti aspetti

Paolo Zappitelli
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Si può fare un Sagrantino che non abbia la scontrosità e l’austerità che caratterizzano queste uve ma allo stesso tempo ne mantenga tutte le principali caratteristiche? La risposta è sì ed è stata la scommessa (vinta) di Luciano Cesarini, patron della cantina Signae in Umbria, oggi guidata dalle due figlie Chiara e Alice. La sua avventura nel mondo del vino inizia nel 2001 quando abbandona il suo lavoro da ingegnere elettrotecnico e acquista, per pura passione, 30 ettari vitati vicino a Bastardo, suo paese di origine.  Negli anni inizia a sperimentare attorno a quell’uva così importante - ma anche così difficile - utilizzando la sua esperienza di ingegnere, con un pensiero fisso: ridurre a zero l’uso dei solfiti. Per questo in azienda c’è una attenzione maniacale nella pulizia degli ambienti per non introdurre batteri e muffe e per eliminare quelli che si possono formare. In più viene utilizzata la criomacerazione. Ma non è tutto. Per dare più «gentilezza» al vino vengono tolti durante la vinificazione tutti i vinaccioli che quando vengono aggrediti dall’alcol danno un fondo amaro. E soprattutto tutte le vasche vengono isolate dai campi elettromagnetici. Una tecnica che utilizzano pochissime aziende al mondo ma di cui Luciano Cesarini va particolarmente fiero: «Giacomo Tachis diceva che i campi elettromagnetici fanno invecchiare il vino. E io l’ho sperimentato sul campo». Il successo di tanto studio e passione sono una serie di vini mai banali e con una spiccata personalità. Cominciando dal più conosciuto, il Rossobastardo, un blend di Sangiovese, Merlot, Cabernet e Sagrantino (11,50 euro in cantina), che ha già ottenuto svariati premi. In questo caso viene usata una percentuale di Sagrantino passito che contribuisce a costruire un vino morbido, elegante e fresco con una grande bevibilità. «Gli esperti di marketing - racconta Luciano Cesarini - mi sconsigliavano di usare il nome del mio paese per l’azienda. Ma io volevo un vino che si chiamasse così. L’ho fatto e ho avuto ragione, è stato un successo». 
Un autentico capolavoro è il Benozzo Igt (14,50 euro) un Sagrantino in purezza. «È la nostra interpretazione di come dovrebbe essere questo vino - spiega ancora - Riusciamo a portare nella bottiglia un tenore zuccherino che media l’amaro del vinacciolo». E la degustazione (un Benozzo 2016) conferma tutte le sue parole: un colore molto concentrato che tende al granato, un profumo che regala subito toni morbidi di confettura ma anche cuoio, rabarbaro e tabacco e un sorso con un ingresso subito morbido ma con una freschezza finale che lo rimette in perfetto equilibrio. E i tannini? Ci sono ma talmente fini ed eleganti che non disturbano affatto come avviene invece, a volte, in altri Sagrantini. Fiore all’occhiello della cantina è il Sagrantino Montefalco 2015 che quest’anno ha ricevuto i cinque grappoli della guida Bibenda. Anche in questo caso un’interpretazione non banale ma che anzi esalta tutte le caratteristiche di quest’uva.
 

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