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Il pentito Mutolo: "Nell'ultimo interrogatorio Borsellino era molto preoccupato"

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Palermo, 19 lug. (Adnkronos) - "Vidi per l'ultima volta Paolo Borsellino nella notte del 17 luglio, due giorni prima di essere ucciso nella strage di via D'Amelio. Era molto preoccupato. Me lo ricordo perfettamente. Ed era anche in pensiero per la figlia Fiammetta, in vacanza in Indonesia, che non sentiva da diverse ore. Quello fu l'ultimo interrogatorio". A ricordare il giudice Paolo Borsellino, a 29 anni dalla sua uccisione, in una intervista esclusiva all'Adnkronos, è il pentito Gaspare Mutolo, ex trafficante di droga e braccio destro di Totò Riina. Una vita movimentata, quella di Mutolo. Nel 1965 finisce in carcere all'Ucciardone a Palermo, dove conosce Totò Riina, diventerà uno dei fedelissimi al dogma della mafia corleonese. Dall'inizio degli anni Settanta fino all'85 fu il più importante 'broker' di eroina del pianeta. "E' stata mia moglie a illuminarmi il cervello, quando i corleonesi facevano le stragi - racconta dalla località segreta dove vive e dipinge - Mi disse: 'Siete pazzi, basta'. Lei è stata una guida per me. Ora è morta...".

"Quella sera del 17 luglio - ricorda Mutolo - quello che ho potuto concepire, parlando con il giudice, era la sua grande preoccupazione. Mai come quella sera". E racconta anche un altro aneddoto: "Era anche preoccupato per la figlia Fiammetta, che era lontana, in viaggio con amici di famiglia. E io lo rassicurai, dicendogli che anche io avevo una figlia che andava spesso a ballare e che non si faceva sentire. Mi colpì molto quell'amore infinito per i figli. Un amore viscerale. Era davvero preoccupato. Quando ne parlava aveva il sorriso molto dolce. Ma preoccupato". E ribadisce: "Certamente era preoccupato anche per se stesso".

E ricorda che "dopo la strage di Capaci, aveva insistito perché voleva essere ascoltato dalla Procura di Caltanissetta. Quello era il periodo di Tinebra a Caltanissetta, di Giammanco a Palermo. E poi c'era Contrada. Erano personaggi che a Borsellino non calavano, come Arnaldo La Barbera. Io volevo parlare solo con lui e Borsellino lo sapeva".

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