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L' App Immuni è un problema non tecnico, ma solo politico

anonima e volontaria si può ma non serve

franco bechis
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Certo che puo' essere anonima e volontaria, ma tutti sanno (e non lo dicono) che cosi' non servirebbe a nulla. Ruota solo intorno a questo punto il tema della App Immuni. Che è utile per riaprire solo se l'autorità sanitaria potrà identificare e raggiungere chi è stato in contatto con un malato di Covid e imporre la sua quarantena. Non è una questione tecnologica, perché sotto questo profilo l'app è pensata per potere preservare l'anonimato e usando il bluetooth non geocalizza le persone. Può archiviare su un supporto elettronico (smartphone o braccialetto) dei codici numerici che tracciano i contatti con altri supporti elettronici e assicurano l'anonimato. Tutto questo è possibile, ed è pieno sui social di sapientoni che fanno lezioni di tecnologia diventati improvvisamente fan di Immuni. C'è un piccolo problema sostanziale: una tecnologia come quella descritta sarebbe sì anonima e volontaria, ma allo stesso tempo non avrebbe alcuna utilità sostanziale per riaprire l'Italia come si vuole. E lo sa benissimo chi è al comando della crisi in questo momento. Un esempio lampante dell'imbarazzo e della confusione viene dal 21 aprile scorsom quando queste frasi sono state dette quasi in contemporanea. La prima è del commissario straordinario all'emergenza Covid, Domenico Arcuri: “Alleggerire le misure di contenimento significa essere in condizione di mappare tempestivamente i contatti. L'alternativa è semplice: le misure non possono essere alleggerite e dovremo continuare a sopportare i sacrifici di queste settimane”. La seconda, che è stata interpretata a rettifica della prima, è del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte: “Il tracciamento è necessario per evitare la diffusione del virus. Ma il suo utilizzo sarà su base volontaria e non ci saranno limitazioni per chi non la scarica”. Una frase sembra il contrario dell'altra. Arcuri che è pratico punta diritto alla sostanza e forse dice una cosa che non dovrebbe dire. Conte che è politico vuole tranquillizzare perché sa che qualche paura su quella app c'è fra la gente. Andiamo alla sostanza. Perché si vuole introdurre il tracciamento? Semplice: per ridare libertà di movimento agli italiani, cercando però di tenere in isolamento/quarantena chi rischia di diffondere il contagio. Quindi app o non app alle autorità sanitarie serve individuare la rete di contatti avuta da un contagiato di Covid-19 per costringerli tutti a una quarantena in modo da non diffondere il virus. E' possibile farlo senza conoscere nome, cognome e indirizzo dei possibili contagiati? Ovviamente no, se no come fai a costringerli alla quarantena? I fan della app replicano: però si può avvisare con un messaggio trasmesso dal telefono del malato tutti i suoi contatti "criptati" che rischiano il contagio e che dovrebbero mettersi in autoisolamento e quarantena. Certo, e loro lo faranno? E' la risposta proprio a questa domanda il tema politico principale. Perché questa volta sulla volontarietà si potrà contare assai poco. Fino ad oggi gli italiani hanno accettato di stare chiusi in casa per lungo tempo, e le violazioni delle norme sono state assai rare. Ma quando si riapre chi sarà isolato a casa molto probabilmente sarà malato, e quindi facilmente individuabile da chi sta intorno a lui. E non sarà una passeggiata, come si sta vedendo in tutto il mondo. Perché il "dàgli all'untore" sarà piuttosto diffuso nella fase due. Il rischio è quindi che chi riceve un messaggio che lo avvisa di essere stato in contatto magari a una fermata del bus per qualche minuto con chi poi si è rivelato malato, non si chiuda in isolamento e non adotti volontariamente le precauzioni necessarie. Dovrebbe essere forzato a farlo dalle autorità sanitarie, ma perché questo accada il sistema di tracciamento non può essere nè anonimo nè volontario, pena la sua sostanziale inefficacia. Ecco perché il tema è soprattutto politico e non tecnologico. E' l'autorità politica che deve prendere la decisione e parlare chiaro agli italiani, non uno sviluppatore di software. A quel punto resterà da chiarire il sistema di trattamento dati, e anche su questo bisogna prepararsi a fare i conti con una certa sfiducia. Non è che lo Stato abbia dato negli anni prova di grande garanzia. E' successo in passato quando in una notte sono fuggite tutte le dichiarazioni dei redditi degli italiani, poi pubblicate sulla stampa per settimane. E anche in tempi più recenti non è stato esattamente tranquillizzante sulle capacità tecnologiche dello Stato quel che è accaduto con il sito dell'Inps sui 600 euro, dando poi la colpa a inesistenti hacker...

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