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Niente cortei per il primo maggio Festa ai lavoratori già fatta prima

franco bechis
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Il capo della protezione civile Angelo Borrelli ha detto che si resterà casa anche il primo maggio, quindi niente festa dei lavoratori. Quindi si resterà a casa anche il 25 aprile, e quest'anno in quarantena finiscono cortei e celebrazioni mai interrotte dal dopoguerra. Certo il male minore in quel che stiamo passando e a qualcuno un po' di retorica in meno perfino non dispiacerà. Ma la festa ai lavoratori purtroppo è stata fatta ben prima, e in modo tutt'altro che celebrativo: al primo maggio (o addirittura a metà maggio come ha ventilato lo stesso Borrelli a Radio Uno) quei lavoratori non saranno più tali, perché in molti il lavoro l'avranno perso prima per colpa della serrata prolungata decisa dal governo. Dopo averle sparate così contraddicendo palesemente le comunicazioni del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, Borrelli in tarda mattinata ha provato una mezza marcia indietro, sostenendo di "non avere indicato alcuna data". Si vede che qualcuno gli ha tirato le orecchie, perché lo sbobinato della intervista radiofonica è esattamente questo: "I contagi restano perché sono frutto dei comportamenti passati, di due settimane fa. Purtroppo sì, dobbiamo stare in casa ancora per molte settimane, credo anche il primo maggio. Dovremmo essere rigorosissimi e credo cambierà il nostro approccio ai contatti umani e interpersonali". Qui ogni giorno chiunque la spara come gli pare, incurante degli effetti. Ma una cosa deve essere chiara: non si può uccidere il lavoro e quindi la vita delle famiglie in Italia più ancora di quanto non faccia il virus. Non è pensabile che tutto resti chiuso fino a metà maggio, perché salteranno in aria decine di migliaia di commercianti e piccole imprese non in grado di pagare stipendi, fornitori e spese fisse. E manco si può immaginare di potere tamponare con quella cosa ridicola dei 600 euro (o 800 euro) organizzata in modo tragico dall'Inps. Le imprese un po' più grandi seguiranno a ruota, perché la maggiore parte degli altri paesi anche in Europa non hanno chiuso tutto come da noi. Quindi chi si riforniva in Italia di materiali prodotti da nostre imprese ora chiuse, cambia rifornitori. E qui non tornerà più. Non si può scassare un paese come si sta facendo, e se si decide di farlo bisogna che lo Stato ripaghi tutto fino all'ultimo centesimo quello che ha fatto perdere ai suoi cittadini. Se non è in grado di farlo, bisogna riaprire in condizioni di sicurezza mano a mano il paese. E certo non da metà maggio

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