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Firme false del MoVimento 5 Stelle alle comunali di Palermo Grillo: gli indagati si sospendano

Beppe Grillo

Pietro De Leo
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Lo scandalo firme false del Movimento 5 Stelle in Sicilia arriva ad un punto chiave, e sono otto gli indagati, tra Parlamentari e attivisti, per violazione del testo unico 570 del 1960. La fattispecie riguarda la presunta compilazione di moduli con firme false per la presentazione delle liste alle Comunali di Palermo, nel 2012. Secondo numerose testimonianze (decisiva quella della deputata regionale Claudia La Rocca), l'errore sul luogo di nascita di un candidato, avrebbe sollevato il timore che la lista non fosse validata dal Tribunale, facendo saltare così la candidatura del MoVimento a Palermo. Da lì, la decisione di ri-compilare le sottoscrizioni copiando le firme. Tra gli indagati ci sarebbero anche alcuni parlamentari nazionali che all'epoca risultavano tra i candidati nella lista per le Comunali di Palermo. Dalle testimonianze in mano ai pm, tra l'altro, risulterebbe che anche Riccardo Nuti – all'epoca candidato sindaco, oggi deputato a 5 Stelle – fosse a conoscenza della ricopiatura delle firme. Lo sviluppo dell'inchiesta (tre anni fa già un attivista pentastellato presentò un esposto, archiviato. l'indagine si è riaperta con un servizio delle Iene), ha suscitato le reazioni del quadro politico. Il premier Matteo Renzi, parlando al Senato durante il seminario di Area Popolare sulle riforme, ha ironizzato: "Gridavano onestà, ma oggi hanno cambiato solo una consonante: da onestà a omertà". Nel pomeriggio, poi, arriva la posizione ufficiale del MoVimento sulla vicenda. Sul blog di Beppe Grillo, un post scriptum non firmato ad un articolo di Luigi Di Maio, recita così: "Chiediamo a tutti gli indagati nell'inchiesta di Palermo di sospendersi immediatamente dal MoVimento 5 Stelle non appena verranno a conoscenza dell'indagine nei loro confronti a tutela dell'immagine del Movimento e di tutti i suoi iscritti". Rumors attribuiscono la direttiva a Beppe Grillo.

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