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«Mambro e Giusva innocenti Su Bologna c'è un'altra verità»

La radicale Arconti sfida l'Associazione delle vitime

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Nessuno tocchi il dogma della verità ufficiale sulla strage di Bologna. Perché se qualcuno ci prova, magari affermando che la colpevolezza di Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, gli ex Nar condannati per la bomba alla stazione, è più che dubbia, incorre nelle ire di Paolo Bolognesi, presidente dell'Associazione familiari delle vittime. È accaduto il 2 agosto scorso, quando Bolognesi, celebrando il 35esimo anniversario dell'esplosione che provocò 85 morti, si è scagliato contro Laura Arconti, storica militante radicale, novantenne di sinistra, tenace cacciatrice della verità, convinta, come altri esponenti di sinistra, che con quella strage Mambro e Fioravanti non hanno nulla a che fare.     Arconti, ma è ancora lecito inseguire i fatti senza accontentarsi di quanto stabilito dai giudici? «Spero di sì. Vede, Mambro e Fioravanti hanno confessato i loro crimini per i quali hanno duramente e giustamente pagato. Ma da sempre sostengono che della strage di Bologna non sanno assolutamente nulla. Bolognesi mi accusa di essere disinformata. Si sbaglia. Inseguo la verità da anni perché come radicale mi sta a cuore. Voglio portarla al cospetto dei cittadini. Ho sentito Bolognesi dire che Mambro e Fioravanti erano conniventi con la P2, protetti dai servizi segreti e autori, 40 giorni prima di quel 2 agosto, dell'omicidio del giudice Amato. Manca solo che li si accusi di aver ammazzato Falcone e Borsellino».     Lei è una donna radicale e di sinistra, ma questo non le fa velo quando si tratta di osservare i fatti nudi e crudi su quella strage e di affermare che la verità non la conosciamo ancora. «È così. Anche il giudice Priore è convinto che alcune piste, come quella palestinese, non siano state battute a sufficienza. Così come il giornalista, di sinistra, Andrea Colombo, che nel libro dedicato a quel triste giorno scrive che Mambro e Fioravanti, mentre esplodeva la bomba, erano a Treviso, ospiti di amici. E non possiamo certo ignorare che un inserviente dell'Hotel Jolly, posto dirimpetto alla stazione di Bologna, due anni più tardi riconobbe in tv Margot Christa Frohlich, moglie del capo della colonna romana delle Br Sandro Padula, arrestata a Fiumicino con un carico di esplosivo. Andò subito alla polizia a raccontare che quella donna, la notte fra l'1 e il 2 agosto 1980, dormì proprio in quell'albergo, e che la mattina del 2 uscì portando con sé due pesanti valigie e chiedendo un taxi per la stazione. Quella denuncia, probabilmente per banali motivi, si fermò lì. Queste verità non le raccontano».     Ma perché, di fronte a fatti che attestano una verità diversa da quella ufficiale, la colpevolezza di Mambro e Fioravanti sembra scolpita nella pietra? «Perché, come dice Priore, esiste un dogma religioso che prescrive di dare sempre la colpa all'estrema destra. E nessuno è autorizzato a metterlo in discussione».     Anche l'Associazione familiari delle vittime dovrebbe pretendere la verità senza accontentarsi di una condanna definitiva? «Bolognesi la guida dal 1996 e nel 2012 il Partito democratico l'ha portato in parlamento, dove in sostanza è approdato sull'onda del ruolo svolto come presidente dell'Associazione. Nella sua brillante carriera, anche da parlamentare, non c'è più nulla. Lui è emerso dal niente solo nel momento in cui ha preso in mano l'Associazione e da allora ha cominciato a lanciare invettive».     Dopo 35 anni, sulla strage di Bologna tutto è ancora da scoprire. Chi ne porta la responsabilità? I magistrati che hanno indagato? «Beh, si guardi intorno. Non sono tutti Falcone o Borsellino. Non penso, e non voglio immaginare, che dietro certi errori ci siano degli interessi. Si può anche semplicemente sbagliare, si può essere non particolarmente brillanti, oppure, più semplicemente, di cattivo umore. Sta di fatto che, qualunque sia la ragione, ad andarci di mezzo, anche dopo 35 anni, è proprio la verità».

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