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Renzi se la canta e se la suona: "Tutta Europa copierà la nostra legge elettorale"

Matteo Renzi incontra gli studenti della School of Government della Luiss

Davanti agli studenti della school of government della Luiss attacca chi parla di autoritarismo. Sulla scuola: "Questa è la sfida identitaria che dobbiamo vincere al tempo del terrorismo"

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Matteo Renzi alla Luiss. La passerella è di rito. Il premier è ospite della school of government dell'università liberale romana. Il suo arrivo è tutto selfie e saluti. Gli studenti affollano l'ingresso di Viale Romania numero 32. Ha appena terminato l'incontro al Qurinale con il presidente Mattarella che gli ha conferito l'interim del ministero delle Infrastrutture. Bella giornata, ottima location. E' da quando Maurizio Lupi si è dimesso che se ne parla e oggi, puntuale, arriva la conferma. Una presa d'atto senza particolari suggerimenti o esortazioni. Un incontro che fa seguito al Consiglio europeo dello scorso fine settimana e che ha rappresentato quindi l'occasione per un approfondimento dei temi europei e sulla situazione internazionale, alla luce della minaccia terroristica che va affrontata con grande urgenza. Futuro e identità. Il premier entra nell'aula più grande, accolto dalla presidente dell'università Emma Marcegaglia. Parla di futuro e d'identità. Per quasi un'ora affronta i temi che il governo è chiamato a risolvere: scuola, Europa, welfare, lavoro, terrorismo. Sale sul palcoscenico e ringrazia per l'invito. Poi va dritto al punto. Si concentra sull'importanza della ricerca. Indica che questa rappresenta il futuro per il nostro Paese. "La realtà educativa universitaria è il luogo in cui l'identità culturale europea ha più spazio. Questo è il luogo in cui ci giochiamo il futuro. Oggi abbiamo bisogno di fare una scommessa in questo settore: c'è bisogno di scuola". L'educazione rappresenta le sfide culturali ai tempi del terrore. Ricorda l'impegno dell'Italia in politica estera. Attacca le milizie dello Stato Islamico e le leadership che dettano il loro credo. Affronta il tema dei funerali a Torino in cui vengono salutate le salme degli italiani morti a Tunisi. "E' un'esperienza che tocca profondamente il cuore. La risposta non è rinchiudersi, ma scommettere su quello che noi abbiamo come identità. Se c'è un luogo nel quale l'identità italiana ed europea ha uno spazio d'azione quello è la realtà educativa universitaria. Su questo tema noi ci giochiamo una delle chance di essere una potenza mondiale". Attacca chi grida alla svolta autoritaria del governo. Si sofferma su quanto sia importante per il Paese decidere. "Vorrei togliermi qualche sassolino rispetto a chi parla tutti i giorni di deriva autoritaria. Deriva autoritaria è il nome della loro pigrizia". Parla di riforma del lavoro e si distacca da chi protegge un simbolo piuttosto che le persone. "C'è chi si definisce di sinistra per aver difeso l'articolo 18. Io credo che sia di sinistra chi difende le persone, non i simboli. È quello che abbiamo fatto noi". Con il Jobs act, secondo il premier, "abbiamo fatto qualcosa di straordinariamente importante. Abbiamo risolto un tabù che per decenni è stato inchiodato dal derby ideologico". Renzi e la scuola. Renzi non si nega. Non ha paura di criticare la governance europea, spiegando i suoi limiti. I limiti di un'Unione che zoppica e che si mostra come il tempio della burocrazia. Renzi "l'euroscettico" passa poi a parlare di magistratura, dell'ingerenza di quest'ultima nel potere escutivo. Parla dell'importanza della stabilità dei governi e di come l'Italia abbia avuto in 70 anni 63 esecutivi. Si sofferma sui limiti dell'azione del presidente del Consiglio, di come non sia libero nemmeno di "licenziare" un suo ministro. "Oggi, sottolinea, abbiamo bisogno di fare una scommessa: c'è bisogno di scuola. Questa è la sfida culturale che dobbiamo vincere al tempo del terrorismo". Tra gli applausi dei presenti si sofferma sulla legge elettorale. Si mostra orgoglioso e non manca di ricordare che fra 5 anni il prodotto Italicum sarà copiato da mezza Europa.

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