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La bombola dell'immigrazione

Lo sgombero in piazza Indipendenza

Gian Marco Chiocci
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Il trucco, in questa società delle immagini, è chiaro, scontato e reiterato: poliziotto buono contro poliziotto cattivo. Di qua un agente che in un video subito virale dice ai colleghi “se tirano qualcosa spaccategli un braccio”, di là una fotografia con un altro agente, in assetto antisommossa, che prende amorevolmente tra le mani il volto di un'immigrata in lacrime. Per la guerriglia urbana di ieri a Roma scatenata da antagonisti e rifugiati finalmente sgomberati dopo quattro anni di okkupazione nel centro storico della Capitale siamo al solito copione: si butta tutto in caciara, ci si dimentica di chi sono i veri violenti da arrestare (ed espellere), ci si concentra sulla polizia “cilena” e si dà la caccia allo sbirro di turno, un po' come accadde al G8 di Genova dove l'errore della Diaz cancellò a imperitura memoria 48 ore di violenze inaudite di black bloc e sinistri figli di papà. E poi ci si concentra volutamente su dettagli marginali dando così sfogo alle verità mediatiche dei soliti buonisti d'accatto delle Ong filo scafisti, dei centri sociali, della sinistra parlamentare, dei giornali radical chic e soprattutto del Vaticano. Ancora una volta, dunque, gli agenti entrano nel tritacarne del cialtronismo boldrinian-bergogliano imperante. E nel tentativo di proporre il classico pastrocchio pietista, nel blindare di indulgenza il migrante neo feticcio progressista dopo la dissoluzione dell'operaio cipputi, si prepara l'ennesimo rogo di piazza agli stregoni in divisa (ieri bersagliati con bombole del gas, molotov, tranci di lavandino, sassi, bulloni). Che invece sono e restano il più solido baluardo dello Stato di fronte alla decadenza, per indegnità, delle altre sue declinazioni. La politica in primis, locale e nazionale, incapace di trovare soluzioni. Eppure quanto accaduto a Roma va oltre, molto oltre. E' l'emblema del crollo, doloroso, dell'architettura culturale costruita sull'accoglienza senza limiti. Una furia animata da linfa ideologica che ha finito per trascurare il criterio di dignità (perché in questo modo non ne ha né chi viene accolto, né chi accoglie) la sicurezza, la coesione sociale. In tutto questo, lo ius soli, cui si è accodato indegnamente anche Alfano per sancire la sua ritrovata sintonia-salvezza con il Pd, se approvato rischia di essere il suggello del rifiuto buonista di guardare la società in prospettiva, consegnando la cittadinanza anche a chi viene cresciuto in famiglie estranee ai suoi fondamenti culturali. Qui, per ora, ci arrabattiamo in città punteggiate di zone franche dominate dall'illegalità, nella saldatura del disordine tra migranti e centri sociali che – come ci racconta la nostra Francesca Musacchio – con una precisa strategia sta ora puntando ad occupare le chiese sbandierando la predicazione dell'accoglienza di Papa Francesco. Tutti a parlare di poliziotti buoni e cattivi, nessuno che si domanda il perché di quella carica in piazza Indipendenza dove quest'accozzaglia di teppisti senza casa puntava ad accamprsi dentro la Basilica di Santa Maria degli Angeli forte dell'occupazione, tuttora in corso da settimane, della chiesa di Santi Apostoli che sta mettendo in serio imbarazzo la Curia e la Gendarmeria vaticana per il silenzio-assenso del Pontefice al mantenimento dello status quo. Da antagonisti a Papa Boys, che evoluzione per questi sfigati rivoluzionari. E da rifugiati a criminali, perché chi lancia molotov o attenta alla vita dei nostri poliziotti va preso, arrestato e cacciato dall'Italia. Servono più idranti anti teppaglia e meno chiacchiere. Andando di questo passo saremo ospiti in casa nostra, impossibilitati a percorrere certe vie e, Dio non voglia, persino ad andare a pregare in certe chiese. La sinistra ha voluto la società dei diritti e ha distrutto quella della libertà. Il Santo Padre ha predicato le porte aperte e sta razzolando sempre peggio. Fatevi un giro in Europa, nessuno sta peggio di noi. Continuiamo così, facciamoci del male.

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