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Trump al Muro del pianto. A Netanyahu: Iran non avrà mai armi nucleari

Il presidente Usa Donald Trump

Silvia Sfregola
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Donald Trump al Muro del pianto a Gerusalemme. È questa l'immagine che resta più impressa del primo giorno di visita del presidente degli Stati Uniti fra Israele e territori palestinesi. Indossando una kippah nera, Trump ha pregato per alcuni istanti nella spianata con rigide misure di sicurezza in vigore, al termine di una passeggiata fra le vie della Città vecchia di Gerusalemme. Come da tradizione, ha lasciato negli spazi fra una pietra e l'altra del muro un foglio con una richiesta, mentre la moglie Melania e la figlia Ivanka pregavano poco più in là, in una parte destinata alle donne. Trump è diventato così il primo presidente Usa in carica a visitare il Muro del pianto: finora i suoi predecessori avevano evitato questa tappa per via del suo significato politico, dal momento che si trova a Gerusalemme Est, occupata da Israele nella Guerra dei sei giorni del 1967 e rivendicata dai palestinesi come capitale del loro futuro Stato. L'ex presidente Usa Barack Obama aveva sì visitato il Muro del pianto, ma quando era ancora un candidato alle presidenziali, e aveva evitato di farlo durante i suoi otto anni di mandato; mentre Bill Clinton lo fece dopo avere lasciato la Casa Bianca, e George H.W. Bush quando era ancora vice presidente. Arrivato a Tel Aviv stamattina dall'Arabia Saudita, che era stata la prima tappa del suo viaggio internazionale, trump è stato accolto all'aeroporto Ben Gurion dal presidente israeliano Reuven Rivlin e dal premier Benjamin Netanyahu, su un tappeto rosso di circa 80 metri. Da lì il trasferimento in elicottero a Gerusalemme, dove trump ha prima incontrato Rivlin, poi fatto il giro nella Città vecchia (dichiarato però visita privata, infatti la delegazione Usa ha rifiutato che Trump venisse accompagnato da rappresentanti israeliani), e infine ha avuto il bilaterale con Netanyahu. L'Iran è stato al centro dei discorsi di Trump. L'inquilino della Casa Bianca ha continuato a criticare Teheran accusandola di sostenere il terrorismo e ha promesso a Netanyahu che l'Iran non otterrà mai un'arma nucleare: "All'Iran non sarà mai, mai, permesso di possedere un'arma nucleare e l'Iran deve fermare il suo finanziamento, addestramento ed equipaggiamento di terroristi e milizie", ha detto all'incontro con Rivlin, definendo "terribile" l'accordo sul nucleare raggiunto fra l'Iran e le potenze del 5+1 perché "ha dato a Teheran "ricchezza, prosperità e la possibilità di andare avanti con il terrorismo". Poi, fresco di vertice con 55 leader di Paesi arabi in Arabia Saudita e dicendosi convinto che la pace in Medioriente sia possibile, trump ha sottolineato che a suo parere le preoccupazioni comuni per l'Iran stanno riavvicinando Israele a molti Stati arabi. "Quello che è accaduto con l'Iran ha portato molti in Medioriente verso Israele", ha detto ancora. Approccio subito accolto con favore da Netanyahu: "Il dialogo con trump è stato proficuo", con lui "ci capiamo al volo" e "apprezziamo enormemente il cambiamento avvenuto nella politica (statunitense ndr.) nei confronti dell'Iran", ha detto il premier israeliano, parlando con trump al suo fianco. "Sono sicuro che l'alleanza israelo-americana crescerà in forza", ha aggiunto Netanyahu, prima che Trump ribadisse che "oggi riaffermiamo il legame indissolubile fra Usa e Israele". Il neo-riconfermato presidente iraniano Hassan Rohani, dal canto suo, ha risposto a distanza a trump, e lo ha fatto puntando il dito contro Usa e sauditi: l'Iran è una forza fondamentale nella lotta contro lo Stato islamico in Iraq e Siria, mentre gli Stati Uniti e l'Arabia Saudita finanziano il "terrorismo" in Medioriente, ha detto. Poi, dopo avere ribadito che il programma missilistico di Teheran ha soltanto scopi difensivi, ha lanciato una stoccata al vertice di Riyad: è stato un "evento cerimoniale senza valore politico e non porterà risultati". Domani sarà la volta della tappa di Trump a Betlemme, in Cisgiordania, dove è in programma l'incontro con il presidente palestinese Mahmoud Abbas. Intanto sull'inquilino della Casa Bianca continua a incombere lo spettro del Russiagate. E un riferimento Trump lo ha fatto a margine del suo faccia a faccia con Netanyahu: "Mai menzionato la parola Israele" con i russi, ha detto riferendosi al suo incontro del 10 maggio nello Studio ovale con il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov e con l'ambasciatore russo negli Usa Sergei Kislyak; allora, secondo quanto è emerso dalle rivelazioni del Washington Post, trump svelò informazioni classificate relative allo Stato islamico. Informazioni che pare fossero state passate agli Usa proprio dallo Stato ebraico.

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