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Usa-Russia, torna lo spettro della guerra fredda

L'intelligence Usa: "Cremlino al lavoro per Trump". Mosca si infuria: "Accuse senza senso". Intanto il vantaggio della Clinton aumenta

Carlantonio Solimene
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A un mese esatto dalle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, torna a materializzarsi lo spettro della guerra fredda con Mosca. A determinare la mezza crisi diplomatica è ancora una volta il sospetto che gli Hacker del Cremlino siano al lavoro per propiziare la vittoria nelle urne del miliardario conservatore Donald Trump. Sospetto che, però, ora è stato messo per la prima volta per iscritto in un atto ufficiale. Si tratta della denuncia dell'Office of the Director of National Intelligence, massima autorità dell'intelligence statunitense. Nel mirino ci sono gli attacchi informatici subiti negli ultimi mesi non solo da Hillary Clinton ma anche da esponenti di altri partiti. Di fatto, il presunto soccorso della Russia a Trump arriva in un momento assai complicato per il magnate newyorkese, in costante discesa nei sondaggi dopo il primo confronto televisivo nel quale è apparso molto a meno agio rispetto alla rivale democratica. Non passa giorno, peraltro, senza che i media scandaglino il passato di Trump, che si tratti di dichiarazioni fiscali o vecchie frasi imbarazzanti.   Al momento, però, da Mosca smentiscono seccamente le accuse americane. Il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, le ha liquidate come "senza senso" e ha aggiunto che "il sito del governo russo è attaccato tutti i giorni da decine di migliaia di hacker che possono essere ricondotti agli Stati Uniti, ma non per questo accusiamo ogni volta la Casa Bianca e la Cia". Di fatto, il botta e risposta non fa altro che aumentare la tensione in una sfida elettorale già fuori dal comune. Tensione che potrebbe divampare nel secondo confronto tv tra i candidati, in programma ormai tra meno di quarantotto ore, quando in Italia sarà la notte tra lunedì e martedì. Non resta che aspettare e vedere.

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