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Visco: calo dei mercati senza giustificazioni

Le Considerazioni finali del governatore: il destino dell'Italia è quello dell'Europa

Davide Di Santo
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 "Non ci sono giustificazioni, se non emotive, per quello a cui stiamo assistendo oggi sui mercati. E' grave quello che stiamo osservando". Lo ha detto il Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, in un passaggio a braccio con cui ha concluso le sue Considerazioni finali, facendo riferimento alle forti turbolenze sui mercati che stanno colpendo in particolare i titoli di Stato italiani e la Borsa di Milano. "Il destino dell'Italia è quello dell'Europa", ha detto il governatore che non nasconde il fatto che determinate regole comunitarie debbano essere modificate ma sottolinea con forza che i problemi della nostra economia non derivano dai vincoli europei, quanto dall'enorme ammontare del debito pubblico accumulato negli anni e che ora pesa come un macigno sul nostro futuro: "Non sono le regole europee il nostro vincolo, è la logica economica. A essa è strettamente connesso l'obbligo, che tutti abbiamo, di non compromettere il futuro delle prossime generazioni: accrescere il debito vuol dire accollare loro quello che oggi non si vuole pagare". Insiste il numero uno di Bankitalia: "Siamo parte - scrive Visco nelle ultime righe della sua relazione, quella destinata ai messaggi più importanti - di una grande area economica profondamente integrata, il cui sviluppo determina il nostro e allo stesso tempo ne dipende". In questo senso, "è importante che la voce dell'Italia sia autorevole nei contesti dove si deciderà il futuro dell'Unione europea. Tutti i Paesi che ne fanno parte devono contribuire al suo progresso". Perche' l'attaccamento all'Ue non vuol dire accettazione passiva delle regole attuali: "L'Europa - dice Visco - ha bisogno di rivedere gli strumenti esistenti e di crearne di nuovi, comuni, per affrontare gli shock economici e finanziari, in un contesto in cui quelli nazionali sono deboli o indisponibili. Dopo le riforme degli scorsi anni, ulteriori progressi sembrano al momento bloccati dalla preoccupazione per le vulnerabilità finanziarie, pubbliche e provate, accumulate durante la crisi e dalla sfiducia reciproca. E' una situazione difficile che possiamo superare ponendo le condizioni per compiere in futuro quei passi che oggi possono apparire impossibili. Si ricorda spesso che l'Unione europea e l'area dell'euro non hanno un governo comune. Ma proprio questo grande obiettivo ha animato la storia dell'Europa moderna. La sua lontananza - conclude Visco - non deve fiaccare la volontà di partecipare con vigore, e da protagonisti, al dialogo e agli approfondimenti dai quali dipende nei prossimi anni la prosperita' dei cittadini europei".

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