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Referendum, il Financial Times: "Se vince il No otto banche a rischio fallimento"

Mps

Il giornale economico britannico in difesa delle ragioni del sì. Gli istituti a rischio sono Monte dei Paschi di Siena, Popolare di Vicenza, Veneto Banca, Carige, Banca Etruria, CariChieti, Banca delle Marche e Cariferrara

Silvia Sfregola
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Se vincerà il "No" al referendum del 4 dicembre, "fino a otto banche italiane in difficoltà saranno a rischio fallimento". Lo scrive il Financial Times online spiegando che l'incertezza sui mercati allontanerà eventuali investitori per ricapitalizzarle. Dopo Goldman Sachs, che aveva sottolineato i rischi per il sistema bancario legati alla vittoria del No, anche il giornale economico scende in campo per sostenere le ragioni del Sì. Secondo il quotidiano economico, le banche a rischio in caso di vittoria del No al referendum sulla riforma costituzionale sono otto: il Monte dei Paschi di Siena, Popolare di Vicenza, Veneto Banca, Carige, Banca Etruria, CariChieti, Banca delle Marche e Cariferrara. Secondo il Financial Times c'è la possibilità che fallisca il salvataggio di Montepaschi. In questo caso, per il giornale economico, potrebbe crollare la fiducia in generale "mettendo in pericolo una soluzione di mercato per le banche in difficoltà" soprattutto in caso di dimissioni del premier Matteo Renzi. Opposizione all'attacco: "Solo minacce" Pronta la replica del segretario della Lega Matteo Salvini all'articolo pubblicato dal Financial Times."Come previsto, arrivano le minacce... Goldman Sachs, una delle più grandi (e pericolose) banche d'affari al mondo, e Financial Times dicono che è pericoloso votare No. Secondo loro rischierebbero di fallire delle banche! Ma i risparmiatori italiani sono stati rovinati dai ladri, dai soldi prestati agli amici degli amici, dalla legge "salvabanche" del governo Renzi, dal mancato controllo di Bankitalia e dalla direttiva sul Bail in voluta dall'Europa. Pensano di fare paura a qualcuno? Il 4 dicembre #iovotono, alla faccia dei poteri forti, e l'Italia riparte".  Ma gli analisti concordano con il Financial Times Il "fattore referendum" rischia di diventare decisivo nel processo di messa in sicurezza del Monte dei Paschi di Siena. Non sono pochi gli analisti che condividono l'allarme del Financial Times e rilanciano il timore che, se prevalesse il No al voto del 4 dicembre, il piano messo a punto per l'istituto senese da Jp Morgan e da Mediobanca potrebbe vedere compromesso il suo buon esito. Con il risultato, si sussurra nelle sale operative di Piazza Affari, di un effetto domino sull'intero sistema bancario nazionale che coinvolgerebbe i vari percorsi di risanamento degli istituti più problematici: oltre Mps, gli analisti fanno i nomi di Carige, delle due popolari venete, e delle quattro "Good bank". A valle di tutto c'è chi teme che persino un colosso come Unicredit potrebbe incontrare difficoltà con il suo aumento di capitale che dovrebbe essere compreso in una forchetta tra i 10 e i 13 miliardi di euro. Secondo gli analisti, però, un No al referendum potrebbe mettere in crisi il governo Renzi, e con esso il processo di riforme avviato dall'esecutivo. Inoltre, l'eventuale caduta del governo Renzi creerebbe uno scenario di profonda incertezza nel panorama istituzionale italiano, tra la possibilità che si possa procedere a un semplice rimpasto, a un governo tecnico, o addirittura a elezioni anticipate. Di sicuro, quest'incertezza, oltre a stoppare la spinta riformatrice, rallenterebbe la crescita dell'economia italiana allontanando gli investitori internazionali. Nell'immediato, inoltre, il No, oltre a provocare un ulteriore innalzamento dello spread, potrebbe deprimere la Borsa valori e i titoli bancari in particolare, rendendo ancora meno attraente un aumento di capitale già di per sé iper diluitivo per gli attuali azionisti. 

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