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Nozze e adozioni gay Chiesa contro Marino

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«Il Registro è contro la Costituzione Vogliono distruggere la famiglia»

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Marino apre ad adozioni e nozze gay. E la Diocesi di Roma risponde forte e chiaro: «L'iter della proposta per un registro delle unioni civili in Campidoglio è la cronaca di uno sbandamento annunciato. Un deragliamento dai principi costituzionali e dalle normative nazionali preparato con cura, nella piena consapevolezza dell'inutilità di un eventuale varo del registro e della sua irrilevanza giuridica». È questo il duro giudizio che l'editoriale di Romasette.it, il sito della Diocesi di Roma, dà dell'iniziativa annunciata dal sindaco Ignazio Marino e delle sue dichiarazione a proposito di matrimoni gay e di adozioni da parte di coppie omosessuali. E «colpisce peraltro una coincidenza amara - sottolinea il direttore dell'informazione online Angelo Zema -: le esternazioni del sindaco di Roma sono arrivate poche ore dopo l'appello rivolto dal Papa a tutti, singoli e istituzioni, davanti al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, massima autorità dello Stato, per un sostegno alla famiglia che chiede di essere "apprezzata, valorizzata, tutelata". Parole - conclude l'editoriale del sito del Vicariato di Roma - calpestate in pochi attimi, per pura propaganda». È una cambiale che gli alleati del primo cittadino si preparano a incassare dopo i proclami in campagna elettorale, anche se vale come carta straccia. Con un iter preparato per tappe. «All'inizio la presentazione, poi l'idea di una delibera unica per dare più forza al provvedimento, quindi il passaggio agli uffici tecnici - scrive ancora Zema -, infine l'annuncio mediatico prima dell'ultimo atto che verrà, l'approdo nell'assemblea capitolina». Siamo quasi al capolinea. Marino indica il registro delle unioni civili come una realtà ormai prossima, precisando però che «il problema va risolto con una norma nazionale». Una contraddizione, insomma. Meglio, una provocazione verso lo Stato. Tanto più che «il problema», come lo definisce lui, cioè la regolamentazione dei vari aspetti della convivenza nelle famiglie di fatto, potrebbe essere risolto con le norme già vigenti nel Codice civile. Ma ai protagonisti del deragliamento, però, non basta. Si vogliono inseguire altre mete. Così Marino afferma che «non gli fa paura la parola "matrimonio" fra persone dello stesso sesso» e si dice favorevole alle adozioni da parte di coppie omosessuali «purché sia nell'interesse del bimbo o della bimba» (interesse non rispettato quando manca quella dualità maschio-femmina, fondamentale per una sana ed equilibrata crescita dei minori). Insomma, il registro delle unioni civili sarebbe solo una bandierina da collocare sulla sommità del burrone - per il futuro della famiglia, luogo primario della trasmissione dei valori della convivenza civile (che appartengono a tutti) - verso cui conducono scelte simili. Una finta priorità della politica cittadina da concedere come tributo elettorale, da anteporre a quelle reali. Il sindaco Marino rilancia. E risponde alle polemiche del Vicariato. «Sono perfettamente consapevole che le leggi sulle unioni civili le scrive il Parlamento - ha detto ieri il primo cittadino della Capitale - ma sono sorpreso che diventi una notizia affermare, come ho fatto io, che l'Italia insieme alla Grecia è l'unico paese che non le ha isituite. Altrove non è più una notizia da circa 10 anni». «Il registro si farà», arringa Gianluca Peciola, capogruppo Sel in Campidoglio, sicuro che la cambiale deve essere incassata. Anche se il registro delle unioni civili già sperimentato in sei municipi (gli ex IX, X, XI, XV, XVI e VI) era già stato un flop con meno di 50 coppie iscritte dal 2005, 2mila quelle nei registri istituiti in 137 comuni italiani, dati aggiornati da Avvenire tra maggio e giugno scorsi. «Sono forti - dice Peciola - le parole usate dalla Diocesi di Roma che ha attaccato il Sindaco Marino per il suo impegno nel voler approvare in tempi brevi la delibera di iniziativa consiliare che istituirà il Registro delle Unioni Civili di Roma Capitale». «In un Paese in cui la famiglia sta subendo aggressioni quotidiane a causa della crisi economica - aggiunge - e della diffusione di culture individualiste, la proposta di istituire il Registro va interpretata come un atto in controtendenza con lo spirito del tempo moderno. La Diocesi di Roma dovrebbe avviare un processo di autoriforma, è evidente che quanto noi proponiamo è questione sentita in gran parte dalla comunità cristiana. Il registro delle Unioni Civili si farà e Roma sarà una delle prime città italiane a celebrare i matrimoni tra persone dello stesso sesso». Per il presidente dell'Associazione nazionale Papaboys, Daniele Venturi «il registro non risolvera nessun tipo di problema ed è solo un voler cedere per motivi politici ad un ricatto». Vogliono distruggere la famiglia. «Pare evidente che a Roma è in atto un attacco alla famiglia da parte delle istituzioni scolastiche e, quanto ancor più grave, dell'istituzione comunale e regionale - dice Lavinia Mennuni, consigliere Pdl di Roma Capitale - ed è evidente un attacco concentrico da parte della Sinistra a valori non negoziabili di famiglia, educazione e vita. Sarà assolutamente necessario che - conclude Mennuni con una chiamata a raccolta - di concerto con il mondo dell'associazionismo, ci si attivi sempre più a tutela di questi valori fondamentali».

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