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Lazio '74, eroi da legenda: le tappe di uno scudetto da sogno

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Simone Pieretti
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Il 12 maggio 1974 la Lazio disse NO. Decise di divorziare da quel precetto che vedeva vincere quasi esclusivamente le squadre di potere, rubò il fuoco agli Dei pagandone immancabilmente le conseguenze. Ma in quel pomeriggio di primavera tutto sembrava possibile, Tommaso Maestrelli - in panchina, con i gomiti sulle ginocchia - si sistemò i capelli ingrigiti alzandosi in piedi: fu in quel momento che gli anni Settanta divennero a colori.

Il sogno era iniziato in una piovosa domenica di ottobre a Vicenza, Maestrelli aveva chiesto almeno un pareggio per poter festeggiare in grazia di Dio il suo cinquantaduesimo compleanno; Chinaglia aprì il sipario, Re Cecconi firmò il raddoppio, Garlaschelli chiuse la pratica. La domenica successiva il successo casalingo contro la Sampdoria è firmato dal capitano Wilson. Si va a Torino contro la Juve, Chinaglia illude i biancocelesti che finiscono per soccombere. Il ko lascia il segno, nelle successive tre partite arrivano altrettanti pareggi contro Fiorentina, Cesena e Inter. Quella con i nerazzurri sembra una partita come le altre, in realtà nasconde nell’appello dell’arbitro Panzino di Catanzaro una filastrocca che resterà scolpita su pietra: Pulici, Petrelli, Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frutalupi, D’Amico. Una preghiera laica, undici nomi da snocciolare come un rosario, di padre in figlio. In saecula saeculorum.

 

La Lazio si rilancia nella trasferta di Cagliari grazie al solito gol di Chinaglia, poi vince in rimonta il derby con le reti dell’esordiente Franzoni e di Long John. I biancocelesti sono a due punti dalla vetta, e la domenica successiva vincono lo scontro diretto contro il Napoli: il gol, neanche a dirlo, è di Chinaglia.

La Banda Maestrelli vince a Verona, batte il Milan in extremis grazie a una rete di Re Cecconi, conquista altri due punti a Marassi contro il Genoa con una doppietta di Garlaschelli. Il passo falso casalingo contro il Torino vale l’aggancio in vetta da parte della Juve, ma è solo un incidente di percorso.

La Lazio torna a vincere in trasferta contro il Foggia con una punizione del suo centravanti, poi travolge il Bologna grazie anche alla prima rete in Serie A di Vincenzo D’Amico. Alla fine del girone di andata la Lazio è campione d’inverno con tre punti di vantaggio sulla Juve. Lo scontro diretto arriva alla terza di ritorno; Lazio avanti con Garlaschelli, poi Chinaglia raddoppia su punizione. Pulici para un rigore a Cuccureddu, l’arbitro Panzino ne assegna un altro ai bianconeri, ma Chinaglia segna il terzo gol.

Il pareggio a Firenze e il successo contro il Cesena rimpolpano la classifica, la sconfitta contro l’Inter è un passaggio a vuoto che innesca la reazione: una doppietta di Chinaglia regola il Cagliari, la vittoria nel derby mette le ali alla squadra: segnano D’Amico e Chinaglia che dopo aver scassinato la porta giallorosa corre verso la Curva Sud puntando il dito verso il cielo: «I’m the best! Sono il migliore».
Dopo il pirotecnico 3-3 contro il Napoli al San Paolo tripletta di Chinaglia! - la Lazio inizia a intravedere il traguardo, il successo contro il Verona è eclatante, il pareggio senza reti contro il Milan a San Siro è quasi il preludio della festa. La Lazio vince di misura contro il Genoa con un gol di Garlaschelli, sbanda contro il Torino ma non fallisce la partita decisiva contro il Foggia. Chinaglia mette l’autografo più bello sul campionato, realizza il rigore e tra ottantamila vessilli alza lo sguardo; sopra la sua testa, c’è una bandiera con i colori del cielo: la Lazio è in Paradiso.

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