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Luis Enrique si diverte: "Squadra impressionante"

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Luis Enrique sulla panchina della Roma

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«Impressionante». La Roma ha sorpreso perfino il suo artefice Luis Enrique. Non solo per il tris rifilato al Cesena in otto minuti, ma soprattutto per come ha continuato a giocare una partita mai iniziata. «Ricordo gare come il derby - dice l'allenatore - in cui dopo il vantaggio siamo diventati rinunciatari. Stavolta no ed è così che si deve fare. Diventa uno spettacolo per noi e i tifosi». Rispetto a inizio stagione è tutta un'altra musica. «Cos'è cambiato dopo Firenze? Domanda da un milione di euro. Ho continuato a fare il mio lavoro - spiega Luis Enrique - non è facile per un allenatore straniero farsi capire. All'inizio non mi aspettavo tanti problemi, ora la squadra è diversa e inizia a capire ciò che voglio. Mi piace come tutti insieme partecipiamo alle due fasi, comportandoci come una squadra, quasi al 100%. Continuiamo così». Il test di ieri si è trasformato subito in un allenamento. «Non mi era mai successo da calciatore di segnare tre gol in otto minuti. Eppure a quel punto è diventata una trappola: era una partita vinta e potevamo solo fare peggio. L'inizio della ripresa non è stato buono, ma ci siamo ripresi subito con il quarto gol». Il tecnico si gode i progressi del gruppo ma non può risparmiare un elogio particolare a Totti. «I numeri parlano per lui, un campione che continua a mettersi a disposizione della squadra. Ma non facciamo troppe feste: martedì rigiochiamo e dobbiamo cercare di imporre il nostro gioco anche in casa della Juve». Borini non si è fermato un secondo. «La corsa è una dote di famiglia - racconta - mio padre era un maratoneta e mia sorella fa atletica leggera». Centrata, oltre la porta, anche la battuta sull'allenatore. «Il pregio più grande di Luis Enrique? Che non è italiano» dice convinto Borini che si è svezzato nel calcio inglese. Ieri si è chiusa la sua settimana perfetta. «Sono contento che la Roma abbia riscattato la metà del mio cartellino, m'è piaciuta questa giocata d'anticipo e ora devo convincere la società a prendersi la seconda metà». Mentre l'attaccante spezza in partenza i propositi di scudetto, «non ci pensiamo, andiamo avanti di partita in partita», Rosi un pensierino sembra farcelo. «È bello - dice il terzino - restare aggrappati alle prime posizioni». Stare dietro a lui, invece, è sempre più difficile e i colpi proibiti degli avversari aumentano. «Comotto mi ha preso in pieno, una bella botta, non vedo l'ora di andare a casa a stendermi sul letto». Chiusura col pragmatismo di Taddei. «Invece di analizzare le cose positive io penso all'errore sul 3-1: non dobbiamo rilassarci mai. Adesso pensiamo alla Juve. Sarà dura ma bisogna rispettare la nostra tradizione in Coppa Italia». Di fronte ancora maglie bianconere, ma sara tutta un'altra storia.

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