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Bruno Pontecorvo, il genio che scelse la Russia di Stalin

I Ragazzi di via Panisperna lo chiamavano «Cucciolo», perché, poco più che ventenne, era tra i giovanissimi del Regio Dipartimento di Fisica dell'Università di Roma

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I Ragazzi di via Panisperna lo chiamavano «Cucciolo», perché, poco più che ventenne, era tra i giovanissimi del Regio Dipartimento di Fisica dell'Università di Roma: Bruno Pontecorvo fu una delle menti di punta di quel gruppo di fisici che, guidati da Enrico Fermi, rivoluzionarono con le loro intuizioni e scoperte le conoscenze sull'atomo. Si è aperto ieri a Roma, al Palazzo del Rettorato dell'Università La Sapienza, il convegno: «L'eredità di Bruno Pontecorvo: l'uomo e lo scienziato», organizzato dall'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e dal dipartimento di Fisica per celebrare i cento anni dalla nascita, il 22 agosto 1913 a Marina di Pisa, dello scienziato pioniere dell'atomo. L'inaugurazione del convegno, che prosegue ancora oggi, si è svolta alla presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Un talento eccezionale, quello di Pontecorvo, che gli valse una carriera lunga e piena di successi. Ma di lui, per anni, si è parlato soprattutto per la scelta, dopo la seconda Guerra Mondiale, di andare a vivere e lavorare nell'Unione Sovietica di Stalin. La sua vita fu infatti segnata dalla fuga dall'Italia dopo le leggi razziali, che lo portò a spostarsi in vari Paesi: la Francia, gli Stati Uniti, il Canada, il Regno Unito, fino a stabilirsi, definitivamente, in piena Guerra Fredda, nell'Unione Sovietica. Scelta della quale, negli anni prima della morte, avvenuta nel settembre nel '93, parlò lui stesso in modo molto critico. Il convegno ridisegna il profilo umano e scientifico di Pontecorvo: il valore di molte delle sue intuizioni si è svelato solo in tempi recenti. Ai lavori partecipano 300 studiosi provenienti da vari Paesi: il Nobel Jack Steinberger; l'ex presidente dell'Infn, del Cnr ed ex direttore generale del Cern, Luciano Maiani; il direttore della Ricerca del Cern Sergio Bertolucci; il direttore dell'Istituto di ricerca nucleare dell'Accademia russa delle scienze Victor Matveev; il presidente dell'Accademia dei Lincei, Lamberto Maffei, e il vice presidente del Cnr Cristina Messa. Oggi nel pomeriggio, un documentario teatrale con Giulio Scarpati, la tavola rotonda con i figli del fisico, Gil e Antonio, e la proiezione del film «La Battaglia d'Algeri», di Gillo Pontecorvo, fratello di Bruno, sottolineeranno la forza di una famiglia italiana che ha contribuito alla cultura del Novecento. Tra le celebrazioni per il centenario, inoltre, è in programma a Pisa il Pontecorvo100 Symposium. Fernando Ferroni, presidente dell'Infn, ha spiegato che «Pontecorvo era un brillante teorico e un eccellente fisico sperimentale. Tra i fisici del gruppo di via Panisperna, a mio parere, è quello che più si avvicinava al modo in cui Enrico Fermi faceva fisica. Ma, mentre la maggior parte dei grandi scienziati del XX Secolo sono ricordati e conosciuti anche dal grande pubblico, Pontecorvo è ricordato prevalentemente per la sua scomparsa e poi ricomparsa nell'ex Unione Sovietica. Solo con le scoperte attuali sull'oscillazione dei neutrini, predette da Pontecorvo, il suo nome ha riconquistato il posto che da sempre merita». «Nel 1959 Pontecorvo teorizzò l'esperimento per il quale io ho ottenuto il Premio Nobel», ha ricordato Jack Steinberger, il fisico che insieme a Max Lederman e Melvin Schwartz ha ricevuto il riconoscimento nel 1988.

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