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Il glaucoma si vince a 40 anni senza operazione

Quando la vista comincia ad abbassarsi scatta l'ora del controllo mirato. Dall'oculista

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«Il glaucoma è una malattia sociale ad alta incidenza nella popolazione al di sopra dei 40 anni: in Italia circa 1 milione di persone ne sono affette e un terzo non non lo sa». L'allarme è del prof. Mario Alberto Giuliano, Aggregato in Oftalmologia presso l'Università di Roma Tor Vergata, direttore del Congresso "Glaucoma Present and Future", tenutosi a Roma presso il Nobile Collegio Farmaceutico, ai Fori Imperiali. Professor Giuliano, una malattia sociale ha inevitabilmente ricadute economiche: quanto ci costa il glaucoma? Lo Stato impegna annualmente circa 800 euro per ogni paziente affetto dalla malattia suddivisi tra visite, farmaci, esami strumentali e ricoveri. È difficile parlare di prevenzione? C'è da premettere che l'insorgenza della malattia glaucomatosa è subdola in quanto, nelle forme croniche, risulta essere asintomatica. Il paziente si accorge della presenza di limitazioni del campo visivo e di disturbi alla visione in uno stadio avanzato della patologia. Tuttavia, in considerazione della quasi completa irreversibilità del danno, molti sforzi si sono effettuati al fine di una diagnosi precoce e nella prevenzione della malattia, soprattutto in soggetti con familiarità positiva. Quali sono i principali strumenti diagnosici in possesso dei massimi specialisti del settore? Attualmente, oltre ai sistemi computerizzati di misurazione del campo visivo, abbiamo la possibilità di utilizzo di sistemi di "Imaging" che ci permettono una riproducibile e affidabile misurazione dello strato delle fibre nervose retiniche e una valutazione estremamente accurata della testa del nervo ottico e dei suoi parametri strutturali. Attraverso tali mezzi diagnostici è possibile scoprire con largo anticipo l'insorgenza della malattia e l'esatto momento in cui avviare un trattamento evitando dannosi eccessi terapeutici o ritardi nelle giuste cure. Cosa può provocare il ritardo della diagnosi? Può esporre il paziente a cominciare una cura nella fase di difficile risoluzione e rendere il danno evolutivo irreversibile. Fortunatamente, da un lato, l'esordio della malattia nella forma più frequente si verifica intorno ai quarant'anni, epoca in cui tutte le persone emmetropi cominciano ad avvertire i primi disturbi nella visione da vicino per l'insorgere della presbiopia. Cosa consiglia ai pazienti? In tale periodo è fondamentale sottoporsi a una visita da parte del medico oculista e non limitarsi a un esame della vista per la correzione del difetto. Solo un medico oculista può valutare segni iniziali del glaucoma e, se sfornito, può inviare i casi dubbi in Centri di riferimento regionali. Ci sono segnali positivi nelle cure più recenti? È ormai provato come l'inizio precoce del trattamento nei pazienti affetti dalla malattia, riduca in maniera considerevole l'insorgenza di danni soggettivamente rilevabili. Tutti questi aspetti - e la riduzione della necessità di sottoporsi a intervento chirurgico date le nuove combinazioni farma cologiche - fanno ben sperare per la salute del cittadino e per quella della casse statali. Qual è il futuro della terapia del glaucoma? La neuroprotezione. Ovvero la capacità di rendere il nervo ottico più resistente ai danni legati al glaucoma. Il percorso è solo cominciato e occorre ancora fare ricorso alle metodiche in uso, in attesa di una letteratura più cospicua e, quindi, più attendibile e rassicurante. Dunque, come si opera in Italia? Intanto, da un lato nel nostro Paese il numero di interventi di glaucoma è diminuito grazie all'utilizzo di famaci sempre più efficaci; dall'altro, varie tecniche chirurgiche si sono affacciate. Tuttavia, la trabeculectomia – una tecnica che compie 50 anni – nei suoi canoni principali e nel suo meccanismo di azione è ancora il gold standard.

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