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"San Lorenzo è abbandonato". Anche il quartiere del popolo si ribella al Gran Camping Roma

Foto:  Il Tempo

Valentina Bertoli
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Da vivace rione popolare a luogo di degrado e delinquenza. È questa la metamorfosi di San Lorenzo, il quartiere che si sviluppa tra Porta Tiburtina e il cimitero del Verano. Per rendersene conto basta fare quattro passi dalla stazione Termini a piazzale Tiburtino, un tratto di strada assediato da senzatetto e sbandati di ogni tipo che bivaccano addossati alle mura aureliane aspettando l’orario di apertura della mensa serale e del dormitorio della Caritas di via Marsala.

 

Residenti e commercianti sono esasperati perché di giorno «si naviga in un mare di tende» e di notte «è meglio restare a casa, soprattutto nel weekend, quando il quartiere si riempie di ragazzi che finiscono per attirare i malintenzionati». Il senso di insicurezza, attraversando le vie e le piazze, è tangibile. E la presenza della tensostruttura per senza fissa dimora, installata dal Comune alla fine del 2024 tra via di Porta San Lorenzo, il tunnel di Santa Bibiana e il primo tratto di via Tiburtina, non è certo una garanzia di incolumità. A onor del vero, la struttura «internamente funziona, ma attira troppi disperati e contribuisce a far salire il livello di allarme», spiega Carla, la proprietaria della storica trattoria "Da Armando". «Vivo e lavoro qui da sempre e ho assistito alla trasformazione del quartiere. Siamo esausti. Le risse e gli scippi sono all’ordine del giorno», dice. Poi il tono della voce si alza e si intuisce che il tema tira in ballo questioni che scatenano la sua rabbia.

 

«Sa cosa vuol dire? Che i clienti diminuiscono e che la sera non gira nessuno. Torniamo ai tempi del coprifuoco? Ci chiudiamo in casa? La gente deve vivere», tuona. Pochi passi più avanti, nel ristorante della catena Old Wild West di via Tiburtina, c’è Cristina, una cameriera 26enne.

«Quando la sera devo tornare a casa, non sono tranquilla per niente. C’è un’ insidia in ogni angolo e cerco di muovermi velocemente per non dare nell’occhio», racconta. Il rischio è che «diventi proibito uscire la sera a bere qualcosa con gli amici. Ci sono ubriachi, drogati e senzatetto sempre pronti a infastidire i cittadini», sottolinea. Giusy, proprietaria del negozio di abbigliamento "Il fiore" non usa mezzi termini e parla di un quartiere «abbandonato a se stesso». «Ci sentiamo soli, inascoltati. Questa è la realtà», bisbiglia, mentre i suoi occhi si velano di malinconia. Al di là dello stand appendiabiti spunta la testa di Mariagrazia. «Posso dirle la mia?», chiede. Poi, come un fiume in piena, inizia a elencare i punti per cui, secondo lei, San Lorenzo di notte «è come il Bronx».

 

«Di giorno c’è una parvenza di normalità. Muoversi col buio, invece, è pericoloso. A popolare il quartiere sono stranieri o baby gang. Sabato scorso, per esempio, io e mio marito eravamo andati a mangiare una pizza. Alle 23 siamo usciti dal locale e un gruppo di minorenni ci ha letteralmente travolti, accendendo fumogeni e urlando. C’è una popolazione di malviventi che invade le nostre strade», racconta, gesticolando e sperando di scattare una fotografia sufficientemente convincente dei problemi che la costringono «a camminare solo dove c’è luce e sempre in compagnia». E se le farmacie, come puntualizza Ilaria, «sono da sempre prese di mira da chi fa uso di sostanze stupefacenti ed è in cerca di siringhe», non si può dire lo stesso dei negozi di telefonia, dove «bisogna tenere gli occhi ben aperti» e i casi di furti «non fanno che aumentare». Cristina, la dipendente di "Inatel Elettronica", è ancora spaventata da quella volta in cui a entrare nel negozio sono stati cinque borseggiatori «che hanno rubato i telefonini in vetrina».

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