Termovalorizzatore di Roma, si parte. Ora la sfida di Gualtieri è sui tempi
Il Campidoglio ha scelto il basso profilo. Nessuna cerimonia, nessun annuncio altisonante: il 1 settembre a Santa Palomba sarà posata la prima pietra del termovalorizzatore romano. Un avvio in sordina per un’opera che da mesi catalizza tensioni, proteste e promesse. Tutto pronto, assicurano i tecnici: la deviazione del fosso della Cancelliera, la paratia di contenimento, le opere preparatorie. Ma la vera incognita non è la partenza, che potrebbe slittare di qualche ora. È l’arrivo. Tre anni, dicono i tecnici. Forse quattro. Più realisticamente, primavera 2029 per vedere l’impianto ultimato, collaudato e consegnato.
Un’ attesa per un impianto che la Capitale aspetta da tempo, un’attesa che è andata già ben oltre la data fissata dal sindaco Gualtieri – il 2027 – quando la Capitale avrebbe dovuto liberarsi dall’incubo dei camion della monnezza in viaggio per mezza Italia. I numeri, intanto, scorrono: un miliardo di euro l’investimento complessivo, 946,1 milioni di cui 820 per i lavori e 26,4 per la sicurezza. L’appalto è già nelle mani del raggruppamento Acea Ambiente con Suez Italy, Kanadevia Inova, Vianini Lavori e Rmb. Contratto firmato, concessione affidata a RenewRome per i prossimi 33 anni.
La questione non è solo ambientale ma anche politica: sarà un caso ma proprio mentre il commissario straordinario Roberto Gualtieri si accinge a posare la prima pietra al cantiere di Santa Palomba, in Campania il Partito democratico ha ufficializzato la scelta di Roberto Fico, candidato presidente alle prossime regionali. Che c’entra questo con Roma? C’entra, perché il 5Stelle ex presidente della Camera ha già fatto sapere di voler chiudere come primo atto l’inceneritore di Acerra. Come dire che uno apre uno e l’altro chiude. E tutt’e due fanno parte della stessa coalizione. Qualcosa non torna.
Il progetto c’è, il via libera pure. Scattato il «Paur», l’iter autorizzativo unico regionale, è arrivato anche il nulla osta al cantiere. Ma sul futuro dell’impianto restano purtroppo più ombre che luci. Perché la grande scommessa non sarà solo costruirlo, ma farlo funzionare. E soprattutto: portare lì 600 mila tonnellate di rifiuti indifferenziati ogni anno. La promessa è il trasporto su ferro, concordato con Ferrovie dello Stato: treni h24, sette giorni su sette, per evitare l’assalto dei Tir all’Ardeatina. Ma intanto nel progetto riaffiora la realtà: duemila tonnellate al giorno continueranno a viaggiare su gomma. Una cifra che allarma i residenti di Santa Palomba, esasperati dal traffico.
I vari Comitati del No hanno tentato in tutti i modi bloccare il progetto e mettere i bastoni tra le ruote, anche presentando un ricorso contro le nomine del direttore dei lavori. Tradotto: la solita tegola del Tar che incombe. Da un lato i conti – energia e calore per 200 mila famiglie, metalli recuperati, rifiuti non più esportati a caro prezzo. Dall’altro le proteste: cortei, raccolte firme, petizioni per mettere i bastoni tra le ruote. La Rete Tutela Roma Sud che denuncia il «blitz agostano» delle valutazioni ambientali. I comitati che invocano l’intervento del ministro. Il presidente della Regione Francesco Rocca che boccia l’aumento del traffico pesante. Gualtieri tira dritto: «Il termovalorizzatore è il cardine del sistema rifiuti di Roma». Ma il cronoprogramma, già più volte corretto, resta un rebus. In conclusione: a Santa Palomba non mancheranno le ruspe e le autorizzazioni ma le certezze sui tempi.
Dai blog
Generazione AI: tra i giovani italiani ChatGPT sorpassa TikTok e Instagram
A Sanremo Conti scommette sui giovani: chi c'è nel cast
Lazio, due squilli nel deserto