i gestori rinunciano

A Roma la riapertura delle discoteche è un bluff: troppe spese, aspettiamo il caldo

Damiana Verucci

Riaprono le discoteche a Roma ma con poco entusiasmo. La capienza al 50%, le restrizioni fatte di mascherine da indossare sempre tranne quando si balla, il super green pass, frenano la voglia dei titolari dei locali di riaprire sperando di lasciarsi finalmente alle spalle questi due anni a dir poco terribili. Risultato, solo un 40% circa di locali ha effettivamente ripreso l'attività, fa sapere il Silb, il sindacato maggiormente rappresentativo del settore mentre il restante aspetterà la primavera inoltrata sperando che nel frattempo, proprio come dovrebbe accadere per gli stadi, la capienza tornerà al 100%. Eppure venerdì sera, primo giorno di riapertura dopo un altro Natale senza musica, la fila davanti ai locali che timidamente invitavano i loro clienti ad entrare, non mancava. Anzi, alcuni vigili in servizio a Campo de' Fiori facevano notare che rispetto alle scorse sere venerdì c'era meno gente in giro, segno probabilmente che la voglia di ballare a ritmo di musica è prevalsa rispetto al «solito» cocktail a cielo aperto. Non abbastanza, tuttavia, per registrare il tutto esaurito.

 

  

 

La buona notizia è che nessuno dei 100 locali da ballo presenti a Roma ha abbassato per sempre la saracinesca nonostante i due anni di magra per il comparto, di sicuro tra i più colpiti dalla pandemia se non altro perché è stato il più a lungo chiuso e con aiuti ridotti al minimo. «Attingendo a risorse private gli imprenditori hanno resistito - fa sapere Antonio Flamini, presidente del Silb - gli aiuti del Governo sono stati infatti davvero esigui e questo purtroppo non ha potuto evitare licenziamenti e mancati rinnovi contrattuali perché la chiusura prolungata, unita alla mancanza di cassa integrazione, ha impedito ai datori di lavoro di continuare a pagare stipendi». Anche per una questione di carenza del personale, infatti, alcuni locali non hanno riaperto il primo giorno utile. E probabilmente lo faranno non prima di un paio di mesi.

 

 

«È importante che almeno per la prossima estate la capienza torni a essere al 100% - dice ancora Flamini - il comparto ha bisogno di ripartire al più presto perché per molti titolari le risorse personale dalle quali attingere sono finite. Per questo chiediamo al Governo di non abbandonarci e di sostenerci con risorse nella fase di ripartenza». Quello che emerge dalla prima sera di ritorno alla quasi normalità per il settore è che la gente ha ancora paura di stare al chiuso, nonostante green pass e mascherine.