far west al san camillo

Si scatena la furia al pronto soccorso. Aggredisce gli infermieri e rompe tutto

Mary Tagliazucchi

Passata l’emergenza Covid-19, gli operatori sanitari da eroi diventano ancora una volta vittime di vili aggressioni, questa volta all’interno dell’ospedale San Camillo. E’ quanto appena denunciato dal Nursind, il sindacato delle professione infermieristiche.

L’aggressione avvenuta anche contro il personale della vigilanza è per mano di un uomo, italiano di 45 anni, ricoverato all’interno del nosocomio (era stato accompagnato nella notte da alcune pattuglie delle forze dell’ordine) che, bloccato dagli agenti di sicurezza, si è rivoltato anche contro di loro. Oltre ad aggredire il personale sanitario e la sicurezza l’uomo sembra abbia successivamente danneggiato locali, materiale e attrezzature mediche, mettendo temporaneamente fuori uso il pronto soccorso dell’ospedale romano e rendendo di fatto inagibile la radiologia dea. Per fortuna e nonostante l’aggressore - in completo stato confusionale e in preda a una rabbia immotivata - abbia scagliato con forza un estintore contro gli infermieri, nessuno ha riportato ferite o contusioni.

  

 

Questo episodio riapre l’ennesimo dibattito sulla violenza verso gli operatori sanitari. E, non a caso, proprio loro si sono resi protagonisti con un  sit-in  - proprio  davanti  al  San  Camillo - con l’obiettivo di rivendicare una maggior sicurezza per gli operatori sanitari. Tra le richieste il rafforzamento del sistema di vigilanza a presidio del pronto soccorso partendo da una postazione h24 per le forze dell’ordine. “Ancora non siamo usciti del tutto da una  situazione  che  ha  visto  gli  operatori  sanitari  impegnati  in  un  lavoro  straordinario  svolto  con  grande  sacrificio  ed  efficienza e ci  sembra  assurdo  che  ci  dobbiamo  ancora  occupare  di  episodi  che  mettono  in  pericolo il personale sanitario mentre svolge il proprio delicato lavoro. Quest’atto vile non  può rimanere senza  risposta da parte  di coloro che hanno  il dovere di proteggere un lavoro svolto spesso in condizioni disagiate dal punto di vista organizzativo e ambientale peggiorato da una assenza di percorsi dedicati per una certa tipologia di pazienti. Chiediamo interventi  urgenti  ed  incisivi,  non  solo  da  parte dell’Amministrazione,  atte  a  garantire  la  serenità e  la  sicurezza  dovute  a  chi  tutela i diritti fondamentali dei cittadini.” E’ quanto si legge nel comunicato stampa diramato.

Ancora più netta è la dichiarazione del dirigente nazionale Nursind e segretario provinciale Nursind Roma, Stefano Barone: “E’ finita la quiete. Almeno per quanto riguarda le aggressioni, come sempre si paga il dazio della mala gestione e mala organizzazione da parte dei datori di lavoro (aziende e Regione). Chiediamo da sempre più sensibilità al fenomeno delle aggressioni e non è nostra intenzione militarizzare gli ospedali con dei presidi fissi in ogni nosocomio, ma forse per ridurre ai minimi termini questo rischio è l'unica soluzione oltre a migliorare i servizi che passano attraverso il numero adeguato di personale, percorsi chiari e tutto ciò che ci possa permettere di fare il nostro lavoro in maniera sicura e adeguata.” conclude Barone, dirigente nazionale Nursind.

Questo nuovo episodio di violenza riporta ai molteplici casi avvenuti negli scorsi anni dove le aggressioni erano all’ordine del giorno. Medici e infermieri infatti pur essendo l’anello principale di una struttura ospedaliera, non vengono ancora tutelati adeguatamente e sono diventati così l’anello debole. Le lunghe attese nei pronto soccorsi erano la "scintilla" che negli episodi precedenti facevano scattare gli animi dei pazienti. Nel 2017 c’è stato un deciso aumento delle aggressioni con un incremento del 50%.