Truffa agli anziani che chiedono l'invalidità
Una «talpa» intercetta la pratica, contatta l'interessato e si sostituisce al patronato
«Mi dico stupida da sola, avrei dovuto subito verificare. Ma quella donna al telefono mi ha detto di essere dipendente Inps. Era informata dei dettagli, mi sono fidata. Mi serviva solo poter avere la legge 104. Se avessi saputo come sarebbe finita ne avrei fatto a meno. Sono stata raggirata e truffata e, cosa che reputo ancora più grave e che rattrista, su una questione che coinvolge un familiare anziano». Inizia così la testimonianza della signora Giovanna (nome di fantasia), raccolta da Il Tempo, in merito alla presunta truffa ai danni degli anziani e dei loro familiari in lista per richiedere l'accompagno e la legge 104 che, come noto, consente di ottenere giorni di permesso sul luogo di lavoro per assisterli. Giovanna ha sporto querela ai carabinieri. Altri, per timore, hanno lasciato cadere la storia nel dimenticatoio. In tanti, oltre un centinaio nell'ultimo anno solo nei Patronati Acai di Roma, incappati in analoghe vicende verificatesi in zona Prati, Casilina, Torrevecchia, Ostia, Torrenova. Partiamo dall'inizio. In molti casi, per essere aiutati sulla pratica, diversi familiari di persone avanti con l'età si rivolgono ai Patronati di zona, gli Enti riconosciuti (una trentina in tutta Italia) che forniscono sostegno. Come Giovanna a quello Acai di Prati. L'iter generale segue canali stabiliti. I documenti vengono inoltrati all'Inps, in questo caso, tramite il Patronato, inserendo nella documentazione, come richiesto, anche un numero di cellulare di riferimento, perché alcune Asl invitano via sms alla visita medico-legale. La pratica passa alla Asl che redige un verbale provvisorio (nella maggior parte dei casi identico al definitivo). È in questo passaggio che per Giovanna, come per altri, sarebbe stato probabilmente servito l'imbroglio. «Mi hanno spiegato che c'è una "talpa" (o alla Asl di competenza o all'Inps) che viene a sapere come va la pratica prima dell'invio del verbale e contatta l'interessato, avendo in suo possesso nome, cognome e telefono, subentrando illegalmente ai Patronati, spacciandosi per Inps o Associazione invalidi civili» racconta. Step successivo: l'appuntamento in uffici in cui vengono dirottati familiari e anziani. A Giovanna hanno chiesto di presentarsi in zona Tiburtina, dove ha incontrato la donna che l'ha contattata: «Modi sguaiati, agitata. La prima volta che ci sono stata in quell'ufficio sono arrivate le forze dell'ordine e lei si dimenava per qualcosa che era accaduto. Mi ha chiesto di fornirle di nuovo tutta la documentazione che avevo presentato al Patronato, giustificando la richiesta con la scusa che era meglio che ogni ufficio avesse tutti i documenti. Mi ha dato una mail e, visto che il mio familiare per motivi di salute non poteva andare lì, come richiesto, di portarle un foglio in bianco firmato da lui per la delega e altro. In seguito, sono arrivati a casa i verbali dell'Inps che riportavano che non era stata riconosciuta né invalidità civile né accompagno. La signora dell'ufficio del Tiburtino mi ha chiesto di portarle le fotocopie e mi ha indirizzato ad uno studio legale in Prati per ripetere la richiesta di invalidità, confermandomi che era per conto del Patronato». Allo studio cosa le hanno detto? «Che servivano altre certificazioni mediche per rifare anche la richiesta di accompagno, che io non volevo perché interessata solo alla 104. E, qualche settimana dopo, che era stata fissata un'udienza, lasciando intendere che la pratica era andata in mano ad un avvocato». Il sospetto, in corso di verifiche, è quello di una rete sotto traccia, appoggiata ad alcuni studi legali, messa in piedi per lucrare soprattutto sugli arretrati nelle pratiche di accompagno, in percentuali notevoli, e altri passaggi dell'iter. Com'è finita? «Mi ha chiamata il Patronato chiedendomi perché non avessi proseguito con la pratica. Ho raccontato e mi hanno spiegato di essere caduta in una truffa».
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