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L'ufficio invalidi della Asl RmE cade a pezzi

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Anziani e persone in difficoltà accolte nel padiglione fatiscente dove pure le sedie si ribaltano

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Due giorni a settimana, il lunedì e mercoledì, aperto solo per tre ore e mezzo di mattina, dalle 8 alle 11.30. Il portale della Asl è fermo al 2008 e non riporta gli orari e le informazioni corrette, creando confusione soprattutto tra sportello informazioni (che dà aperto erroneamente anche il venerdì) e quello per la consegna pratiche, documenti per le pratiche sospese, ritiro verbali provvisori e presentazione delle domande. Dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 12, si possono chiedere informazioni telefoniche, ma chi non dà un'occhiata al sito o non è pratico della rete non lo sa. A monte, trafile su trafile. L'entrata è il secondo padiglione fatiscente dell'ex manicomio del Santa Maria della Pietà. Impalcature arrugginite reggono la precaria struttura ridotta a brandelli, con i cornicioni a pezzi, i muri scrostati, alcuni vetri rotti e, all'interno, il delirio. Benvenuti nella sede degli uffici invalidi civili della Asl RmE. I familiari degli anziani che hanno la vaga idea di poter ambire alla famigerata legge 104 per assistere i loro cari ottenendo giorni di permesso sul luogo di lavoro sono ormai abituati all'odissea come da prassi generale, tra reperimento della giusta documentazione, visite accurate, prenotazioni alla struttura ospedaliera più vicina disponibile (nell'ottanta per cento dei casi fuori Roma), certificati del medico di famiglia da inviare online, copie di atti smarriti. Dopo alcune segnalazioni di figli di persone in là con l'età che si sono scontrati con alcuni disservizi nella Asl e il degrado incombente degli uffici nell'ex manicomio, abbiamo verificato per voi, inoltrando la pratica (delegati dalla figlia) di una signora alla soglia dei 93 anni, non vedente all'ottanta per cento e con problemi coronarici. Presentandola, abbiamo documentato in primis il livello di incuria della sede, in barba alla sicurezza dell'utenza. A cominciare dai gradini d'ingresso sbeccati a rischio caduta, sullo sfondo di erba alta, rifiuti, sedie abbandonate e panni stesi. Poi, travi traballanti all'esterno usate intrepidamente da qualche appassionato di jogging al posto degli attrezzi ginnici e le aree non accessibili al pubblico, come le scale che dal piano terra conducono al primo livello dove prima c'era il servizio Cad, ora trasferito. Nella sala d'aspetto abbiamo rischiato di rivoltarci da seduti appena appoggiati su una sedia. Sporgendosi dalla finestra che dà sull'interno, lo spettacolo non è per nulla decoroso. Non siamo riusciti nemmeno a prenderci un caffè: «Fuori servizio» avverte il cartello in bella vista affisso sopra le macchinette. Sono «out», per la verità, anche altre zone dell'edificio: quelle che ospitano gli uffici per le pratiche legali, ad esempio, ridotti ancora peggio, con fili scoperti, lampade staccate, prese manomesse. Per chi gira con bambini a seguito è d'obbligo non distrarsi nemmeno un secondo. Abbiamo tentato di chiedere informazioni telefoniche seguendo i dettami del sito: due volte su tre al numero indicato non ci ha risposto nessuno. Alla sede della Asl hanno pure dimenticato, pur avendola chiesta espressamente, di farci una copia del referto di un'analisi fondamentale. Dunque, l'abbiamo richiesta in copia al S. Maria della Pietà e stavolta c'è andata di lusso: abbiamo aspettato solo quattro giorni e l'impiegata è stata cortese, ovviamente pagando in cassa un contributo. Ma, dulcis in fundo: legge 104 non concessa. Quel che resta è solo la possibilità del ricorso all'Inps, oltre all'esperienza nello stabile da Terzo Mondo.

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