Dopo 22 anni risolto il delitto Germani
Nel 1997 i primi indizi da un ex detenuto. La svolta dopo l'omicidio Marfurt In manette il mandante Renzo Valentini, ex socio, e uno dei sicari
Gli assassini in trappola a ventidue anni di distanza. Un caso riaperto dopo la soffiata di un ex detenuto. Un secondo omicidio. La svolta. E un grande rompicapo che lentamente va a ricomporsi. 27 gennaio 1991. Roma, periferia est. È domenica e Riccardo Germani sta trascorrendo la serata insieme a un paio di amici in via Santa Caterina Villarmosa, zona Borghesiana. Sono le 21.45 quando prende la propria auto, una Nissan, e si allontana per fare rientro a casa, in via Cisternino, vicino a Tor Bella Monaca. A casa, però, non tornerà più. Scatta l'agguato. Quattro colpi di pistola. A sparare è una calibro 38. Riccardo Germani viene ucciso così, nel suo fuoristrada, freddato alla nuca. La vittima ha alcuni precedenti. Storie di armi, piccoli furti, denunce per associazione a delinquere. Ma l'omicidio fa ugualmente scalpore. Partono le indagini. Non ci sono testimoni, nessuno ha visto o sentito. Però qualche pista c'è. Si scava nell'ambiente lavorativo di Germani, proprietario insieme a un amico di un deposito giudiziario a Torre Angela. Il socio ha un alibi. Si ipotizzano rapporti con la malavita organizzata. E nonostante le tessere a disposizione il puzzle non si chiude. L'inchiesta si ferma. Nel 1992 il caso viene archiviato. Sembra destinato a essere l'ennesimo assassinio senza un colpevole, l'ennesimo caso irrisolto. A ventidue anni di distanza la svolta. Il blitz all'alba di ieri. In manette finisce l'ex socio di Germani, Renzo Valentini, che oggi è titolare di uno dei maggiori depositi giudiziari della capitale ed è considerato il mandante dell'omicidio. Uno dei sicari, che ha ricevuto la notifica in carcere, è Maurizio Di Battista, detto «Er Bengala», ritenuto esecutore dell'omicidio insieme a Paolo Marfurt, conosciuto come Paolone e ucciso in un agguato il 3 ottobre di un anno fa. Un regolamento di conti come tanti. Agli arrestati viene contestato il reato di omicidio in concorso con l'aggravante della premeditazione. Come spiegato dal tenente colonnello Luciano Magrini e dal tenente colonnello Marco Aquilio, comandante del nucleo investigativo di Frascati, l'attenzione degli inquirenti all'epoca dei fatti si era concentrata «immediatamente sul contesto lavorativo della vittima». Riccardo Germani possedeva il 51% delle quote della società che gestiva il deposito. Il restante 49% era di Renzo Valentini, uno degli arrestati, ritenuto il mandante. «I contrasti tra i due soci – hanno spiegato ieri mattina i carabinieri – erano tali che Riccardo Germani aveva maturato l'intenzione di rilevare anche le quote restanti della società e divenire così amministratore unico. Ma proprio in quel periodo, poco prima dell'omicidio, Germani era stato oggetto di continue minacce. L'indagine è stata poi archiviata nel 1992». Il caso viene riaperto nel settembre del 1997, quando un ex detenuto dichiara alla Procura della Repubblica di Roma di aver appreso, durante la sua permanenza in carcere, che qualche anno prima, uno degli indagati attuali, Maurizio Di Battista, aveva eseguito un omicidio per commissione di una persona che aveva intenzione di far uccidere il suo socio nell'attività di depositeria giudiziaria in zona Casilina Gra. «Il racconto dell'ex detenuto – hanno sottolineato i carabinieri – era molto dettagliato ma gli inquirenti in quella fase non riuscirono a raccogliere sufficienti indizi. Il procedimento penale venne così nuovamente archiviato». Le indagini sono state infine riaperte per la terza volta qualche mese fa, ad aprile, nel corso delle attività del Nucleo Investigativo dei carabinieri di Frascati sull'omicidio di Paolo Marfurt, avvenuto in località Vermicino, e i cui autori sono stati arrestati il 18 gennaio di quest'anno. Durante le indagini sono emerse le responsabilità di «Paolone» per il delitto del 1991. Per questo motivo sono stati analizzati nuovamente gli atti relativi all'omicidio Germani ed effettuate ulteriori attività investigative che hanno consentito di accertare come Renzo Valentini, per riuscire ad appropriarsi dell'attività, abbia assoldato due sicari, Er Bengala e Paolone. Sono stati loro, quella sera del 1991, ad attendere Riccardo Germani, a seguirlo e a fare fuoco. Dopo quasi ventidue anni il cerchio si chiude.
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